Conclave: scoppia il "caso Mahony"

Negli Usa è partita una petizione affinché il cardinale Mahony, coinvolto nello scandalo pedofilia, non partecipi al conclave. L'azione dell'arcivescovo Gomez a Los Angeles.

La petizione contro Mahony: chi e perché

18/02/2013




"Cardinale Mahony, resta a casa!". Non potrebbe essere più semplice né più esplicito il titolo che Catholics United ha dato alla petizione lanciata per spingere il cardinale di Los Angeles a rinunciare al conclave. E' un tema spinoso: da un lato, 129 casi di abusi sessuali che il cardinale avrebbe in qualche modo "coperto", dall'altro la scelta del nuovo Papa. Ma il gruppo di pressione americano, che secondo le nostre categorie potrebbe essere definito di "cattolici di sinistra", non ha dubbi: Mahony non deve andare a Roma, nonostante che l'arcivescovo Gomez abbia invitato i fedeli a pregare per lui ew per il difficile copmpito che dovrà affrontare insieme con gli altri cardinali.

A questo punto diventa però interessante capire meglio la natura e gli scopi del gruppo che si fa chiamare Catholics United, Cattolici Uniti. Il gruppo si è formato nel 2003 per promuovere il documento della Conferenza episcopale americana intitolato Forming Conscience for Faithful Citizens: a Call to Political Responsability e nel 2004 ha cominciato le propria attività con la nuova denominazione. Oggi vanta circa 50 mila membri. Vanta anche una natura non partizan, cioè politicamente indipendente, ma di quest'affermazione è più che lecito dubitare.

Sono infatti più che noti gli stretti legami di Catholics United con il Partito Democratico, al punto che alle ultime elezioni per il Congresso il movimento ha raccolto 500 mila dollari per sostenere alcuni candidati democratici. Dai registri dei visitatori della Casa Bianca (negli Usa accessibili alla stampa), inoltre, risulta che James Salt, direttore esecutivo del gruppo, viene regolarmente ricevuto dallo stesso Barack Obama.

Proprio in questa confidenza, e forse più che nella questione di principio sul cardinal Mahony, vanno trovate le radici dell'ultima campagna dei Catholics United. Da tempo, infatti, il fiancheggiamento all'amministrazione Obama (visibile anche dalla home page del sito del gruppo: tre articoli su Mahony, tre sulle dimissioni del Papa e quattro sulla riforma
sanitaria di Obama) ha portato l'organizzazione su posizioni di aperta contestazione alla Conferenza episcopale americana. Quest'ultima ha duramente contestato i capitoli della riforma sanitaria che prevedono il finanziamento delle pratiche abortive e di controllo delle nascite, rendendolo obbligatorio, a favore dei dipendenti, anche per le istituzioni cattoliche come ospedali o scuole.

Questa posizione, come si sa, ha provocato frizioni anche tra i fedeli e ha animato in parte anche la protesta degli ordini religiosi femminili, più attenti ai problemi registrati "sul terreno" nelle attività di assistenza alle famiglie e ai poveri. Catholics United si è schierato senza se e senza ma dalla parte di Obama, criticando aspramente la Conferenza episcopale e animando tutta una serie di attività di contestazione ai vescovi che si esponevano nella critica alla riforma di Obama.

Lo scontro (ideale, ideologico, politico e religioso) has perso un po' dell'attenzione della stampa ma è tuttora in corso. La Corte Suprema Usa ha dato via libera alla riforma ma i vescovi, insieme con molti cattolici, non hanno ceduto. Un mese dopo la sentenza della Coerte Suprema, un tribunale del Colorado ha accolto il ricorso della famiglia Newland, industriali cattolici, contro l'obbligo di assicurare i propri lavoratori per le spese relative agli interventi medici che il magistero cattolico considera abortivi. Il giudice ha dato ragione alla tesi dei vescovi americani: imponendo l'obbligo di finanziare un aborto, si attenta alla libertà religiosa dei cattolici e dunque si viola il primo emendamento della Costituzione.

Come raccontiamo in altre parti di questo dossier, lo scandalo dei preti pedofili e degli abusi sessuali è enorme e ha scosso la Chiesa americana fin nelle fondamenta. Ma è chiaro che tener alta la pressione sulla Chiesa sfruttando il suo imbarazzo e le sue difficoltà in proposito, è un ottimo sistema per provare a spezzare la sua resistenza su un tema che per la Casa Bianca è politico, mentre per vescovi e fedeli va all'essenza stessa del Credo.

Fulvio Scaglione




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