06/01/2011
La storia dei rapporti fra la comunità copta e quella islamica in Egitto è lunga ed è difficile riassumerla in poche righe. Occorre sottolineare che la popolazione dell’Egitto è fondamentalmente omogenea. Il termine copto deve essere applicato sia ai cristiani, che hanno mantenuto la fede cristiana, sia ai musulmani, che sono per lo più dei cristiani, e quindi copti di razza, convertiti all’Islam.
I musulmani di pura razza araba sono un’infima minoranza. In Egitto avvenne quello che avvenne in molti Paesi di conquista islamica, e cioè la cultura arabo-islamica fu imposta al Paese, per ragioni politico-religiose. La comunità copta divenne col tempo una minoranza sia come comunità che come cultura, anche se molti elementi culturali, molti dei quali di origine faraonica, legano le due comunità. Non fa meraviglia che un certo sentimento di rancore per la perdita della loro cultura a livello sociale persista nell’animo dei copti cristiani.
Lungo la storia islamica, le comunità non musulmane, ebraiche e cristiane, dovevano sottostare alla legge della “gente protetta” (in arabo dhimmi). La legge islamica (shari’a) da una parte garantiva la protezione a quelle comunità, per cui ad esempio non erano chiamate a combattere per la difesa del territorio. D’altra parte esse non avevano pieni diritti sociali come i musulmani: dovevano pagare una tassa, molte volte erano obbligate a un certo tipo di abbigliamento, ed altre forme di distinzione.
Occorre ricordare che in un contesto medievale, norme simili esistevano pure nelle società cristiane dell’Occidente riguardo alle comunità non cristiane o non cattoliche. Tutta questa storia di discriminazione sociale ha creato nell’animo delle comunità copte un senso di assedio, e quindi di autodifesa.
Le due comunità hanno conosciuto alti e bassi, periodi di distensione e di conflitto. Nell’epoca moderna, sotto l’influsso della modernità, i princìpi dell’uguaglianza dei cittadini, dei diritti umani e democrazia, hanno influenzato tutto il mondo islamico. Ci sono posizioni di rifiuto, cioè di un ritorno al passato con l’accentuazione di norme discriminatorie, e posizioni di accettazione, e quindi di aggiornamento della legge islamica in materia.
Al presente, sotto l’influenza di molte correnti estremiste, si sono accentuati i conflitti, i cui moventi non sono strettamente religiosi, ma il più delle volte legati a interessi economico-politici. Un gran ruolo per la diffusione delle idee più estremiste hanno i mass media, in particolare le stazioni satellitari. Questo problema dovrebbe essere affrontato da tutti i responsabili. Queste sono le premesse per comprendere i fenomeni di violenza locali, come quelli che avvengono in questi giorni.
Giuseppe Scattolin