12/12/2012
Foto Reuters.
Dopo l’apertura dell’account @pontifex il 3 dicembre, oggi, terminata l’udienza generale, è stato inviato il primo cinguettio che ormai fa già parte della storia: 126 caratteri che indicano il desiderio di essere lì, dove sono gli uomini di oggi: “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore.” Il secondo messaggio, seguito a distanza di un’ora, è stata una domanda selzionata tra quelle giunte con l’hashtag #askpontifex: «Come possiamo vivere meglio l’Anno della fede nel nostro quotidiano?».
Foto Ansa.
La risposta, sintetica, in 114 caratteri è giunta subito dopo: «Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno».
Il terzo quesito, giunto tre ore dopo il primo tweet, ha fatto
riferimento alla fede in Gesù Cristo, difficile da vivere in un mondo
senza speranza.
Il Papa ha suggerito di vivere «con la certezza che chi crede non è mai
solo. Dio è la roccia sicura su cui costruire la vita e il suo amore è
sempre fedele. Con questi messaggi Benedetto XVI ha accettato di entrare nella logica del frammento, di accettare la parzialità indotta dalla sintesi come suo strumento per comunicare all’uomo di oggi.
«Comunicare attraverso il frammento significa entrare nella logica del simbolo e non più dell’alfabeto –spiega don Marco Sanavio, esperto di new media e membro del consiglio direttivo dell’associazione Webcattolici-
non a caso il primo tweet del Papa non ha comunicato un concetto logico
ma l’adesione ad una forma di comunicazione nella quale è importante
alimentare un flusso più che dare seguito ad una logica».
Tra le reazioni della rete ci sono i commenti di quanti non concordano con il metodo scelto dal Papa,
ovvero di twittare dallo stesso account sia la domanda che la risposta,
e i cinguettii ironici di molti. «È il rischio che si corre –continua
don Sanavio- quando si decide di stare in mezzo alla gente e il Papa coraggiosamente, non si è sottratto.
L’ironia utilizza un codice simbolico che ha come risvolto quello di
attirare l’attenzione su di sé. A volte può diventare una richiesta di
riconoscimento, quasi uno dicesse “ci sono anch’io qui e ho necessità a
cui non ho ancora trovato risposte adeguate”.»