12/12/2012
Antonio Spadaro,Direttore Cività Cattolica.
Il 3 dicembre Benedetto XVI ha aperto
il suo account Twitter ufficiale
@pontifex declinato in 7 lingue. Perché?
È solamente espressione di un desiderio
di “modernità”? In realtà non è
affatto così.
La Chiesa ha sempre annunciato
il Vangelo attraverso i canali
utilizzati in un preciso momento storico.
Il 3 dicembre 2012 si connette idealmente
al 12 febbraio 1931, quando Pio
XI lanciava il suo primo messaggio via
radio.
Oggi è il tempo dei social
network nei quali i messaggi di senso
non possono essere semplicemente
“trasmessi”, devo essere “condivisi”. E
un tweet può essere retwittato, commentato,
entra in un giro di relazione,
di condivisione.
Questo è il significato della comunicazione
ai nostri giorni. I messaggi
di senso oggi passano attraverso i social
network, che sono “luoghi di senso”,
dove la gente condivide la vita, i
desideri migliori e peggiori, le domande
e le risposte. Ormai, del resto,
molti leader religiosi sono su Twitter.
E anche la lista di vescovi e cardinali
che hanno da tempo un account Twitter
è lunga e importante.
È inutile notare
che il Papa (come altri grandi leader
mondiali) non “segue” nessun altro
su Twitter. Il motivo è non fare
preferenze di alcun tipo. Il suo ascolto
passerà invece per le domande fatte
tramite l’hashtag #askpontifex
Ma perché proprio Twitter? Già nel
suo messaggio per la 46ª Giornata mondiale
delle comunicazioni si notava un
passaggio chiave: «Nell’essenzialità di
brevi messaggi, spesso non più lunghi
di un versetto biblico, si possono esprimere
pensieri profondi».
Come non pensare a Twitter? Ma come
non pensare, se viste in questa prospettiva,
anche alle antifone dei Salmi,
alle litanie e alle giaculatorie che da
sempre accompagnano la preghiera dei
credenti? Il Papa così ricorda alla comunicazione
nell’ambiente digitale la sua
“vocazione” più alta: la brevità come sinonimo
di densità.
Antonio Spadaro, Direttore Civiltà Cattolica