31/05/2013
Edoardo Bennato.
Edoardo Bennato in concerto nell’ultima
serata del Festival Biblico, sabato 8 giugno. «Perché no?
Io per mestiere faccio canzonette e se
ho qualcosa da dire qualsiasi contesto
è buono. E poi sono molto incuriosito dalla
parola “biblico”: è così densa di significati
e si presta a così tante interpretazioni che
mi interessa molto sentire in quali modi sarà
declinata». Il cantautore confessa di avere
«come tutti i napoletani un rapporto molto
particolare con la fede, che è difficile da
spiegare». E, a parte Gesù, la figura religiosa
che più lo ha affascinato è sant’Agostino: «Da
ragazzo ho letto con passione Le confessioni.
Il racconto di quest’uomo che si mette
continuamente in discussione, tormentato dai
dubbi, mi ha molto segnato». Edoardo coglie
anche l’occasione per chiarire un equivoco
che dura dal 1975, quando pubblicò il brano
Affacciati affacciati, che è stato sempre letto
come un attacco all’allora pontefice Paolo VI.
«Non mi riferivo direttamente a lui. Era
un’esortazione alla Chiesa in quanto istituzione
a non rinchiudersi, ad aprirsi di più al mondo,
a scendere nelle strade per diffondere
il messaggio evangelico. Da questo punto
di vista, papa Francesco mi è simpaticissimo:
lui non solo si affaccia, ma appena può cerca
l’abbraccio della gente e sa trovare le parole
giuste per arrivare ai cuori». Tornando
al Festival Biblico, il tema di quest’anno è
il rapporto tra fede e libertà: «Chiunque neghi
la libertà, quindi anche la libertà di professare
la propria fede, mi trova contro». Ma più
in generale, cos’è per Bennato la libertà?
«Il mio amico Giorgio Gaber diceva che
è partecipazione. Sono d’accordo, ma per
me la libertà è soprattutto un fatto mentale».
Su questo tema, ha scritto una canzone, Falsa
libertà. «È quella prodotta dai manipolatori del
pensiero che ti fanno credere di essere libero
perché puoi comprare degli oggetti». Tornano
alla mente i versi di un altro suo vecchio pezzo,
Venderò: «Ogni cosa ha il suo prezzo e nessuno
lo sa quanto costa la mia libertà». «Mi è
capitato di dover scendere a compromessi,
sarei un bugiardo a non ammetterlo», conclude
il cantautore, «ma nel complesso mi è andata
bene. Mi sento in pace con me stesso».
Eugenio Arcidiacono
Dossier a cura di Alberto Chiara