05/06/2010
Una chiesa cattolica in Turchia.
La Turchia conta circa 70 milioni di abitanti. La stragrande maggioranza è composta da musulmani. I cristiani sono 140 mila, di cui 30 mila cattolici. Il desiderio di dialogo che ha sempre animato monsignor Luigi Padovese emerge anche nell'ultima intervista rilasciata a Radio Vaticana il 5 febbraio 2010. In essa, monsignor Padovese parte dal ricordo di don Andrea Santoro il sacerdote "fidei donum" ucciso quattro anni fa nella chiesa di Santa Maria a Trabzon (Trebisonda).
"Mi piace rilevare che sia stato ucciso come simbolo, come realtà di sacerdote cattolico", esordisce monsignor Padovese. "Non è stata uccisa soltanto la persona, ma si è voluto colpire il simbolo che la persona rappresentava: ricordarlo in questo momento, all’interno dell’anno dedicato ai sacerdoti, è quanto mai significativo, per ricordare a tutti noi che la sequela di Cristo può arrivare anche all’offerta del proprio sangue.
"A che punto è il dialogo in Turchia, monsignor Padovese?", domanda il giornalista di Radio Vaticana.
"Il dialogo in Turchia segue momenti alterni", risponde il vicario apostolico in Anatolia. "Ci sono tante espressioni di buona volontà da parte anche delle autorità. Si intende il dialogo con la parte civile. Devo dire però che effetti vistosi di questo dialogo ancora non se ne vedono tanti. Un buon rapporto si è creato con il nuovo ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, anche con alcune autorità locali, ci sono attestazioni di volontà di collaborazione. Ecco su questo punto devo dire che i segni ci sono. Per quello che riguarda poi certe richieste concrete che sono state fatte, come ad esempio la Chiesa di Tarso, ci troviamo in una situazione ancora di stallo.
"Qual è l’impegno della Chiesa, quotidiano e a medio termine, per incentivare il dialogo?", chiede ancora Radio Vaticana.
"Abbiamo avuto l’incontro della Conferenza episcopale turca, e pensiamo che il dialogo debba innanzitutto partire da una presa di coscienza dei cristiani stessi in Turchia, cioè essere coscienti della propria identità e di quello che sono. E’ inutile pensare a un dialogo con chi non è cristiano, quando non si è pienamente consapevoli di quello che si è. Quindi buona parte della nostra azione pastorale quest’anno, è e sarà concentrata nel rendere i cristiani più consapevoli della propria identità. A parte questo ci saranno i momenti di incontri a livello nazionale per i sacerdoti del Paese e i vescovi a Efeso. E’ la prima volta che come comunità cristiane di diversi riti ci ritroviamo a pregare e a riflettere insieme sulle situazioni della Chiesa in Turchia".
Dossier a cura di Alberto Chiara e di Pino Pignatta