Dossier Sindone, specchio del Vangelo

E' un lenzuolo funerario. Antico. Molto antico. Ma chi avvolse? Come s'è formata l'immagine? Rispondono la Chiesa, gli storici e gli scienziati.

In viaggio fino a Torino, storia certa e ipotesi

15/04/2010
Lo storico Gian Maria Zaccone.
Lo storico Gian Maria Zaccone.

L’inizio della storia documentata della Sindone risale alla metà del XIV secolo, quando il prode cavaliere Geoffroy de Charny, prima della sua morte avvenuta nel 1356, consegnò alla chiesa da lui stesso fondata in Francia, a Lirey, vicino a Troyes, il lungo lenzuolo contenente la doppia immagine del corpodi un uomo torturato e crocifisso, che da subito venne accolta come la vera immagine di Gesù Cristo. Purtroppo Geoffroy e la sua famiglia non ci hanno lasciato – o almeno non ci sono stati tramandati – documenti che chiariscano quale ne fosse l’origine.

Prima di quell’epoca, le ipotesi sono tante: si parla di Edessa, dove era conservata un’importante immagine ritenuta miracolosamenteimpressa da Cristo stesso; Costantinopoli, dove all’epoca della IV crociata, nel 1203-1204, è testimoniata la presenza di una sindone figurata; Atene, dove l’anno successivo sembra fosse giunta una sindone proveniente dal saccheggio della capitale bizantina. Tuttavia né queste né altre teorie si rivelano definitive. Alcune sono più verosimili, altre più fantasiose. Per questo periodo credo dunque ci si debba limitare a prendere atto che non si può e non si deve escludere la possibilità storica dell’esistenza di un oggetto con le caratteristiche della Sindone oggi custodita a Torino.

Rimane comunque fondamentale saper leggere la storia della Sindone come la storia di una profonda devozione, un importante passaggio dell’intima speranza che ha coinvolto l’umanità credente fin dall’antichità nella ricerca del volto del Figlio, vero Dio e vero uomo, attraverso un percorso che fruisce – nel tempo – di immagini di grande impatto, come il Mandylion di Edessa, la Veronica e la Sindone, che quindi sono legate da una forte e fondante continuità spirituale, per molti versi più significativadi un ipotetico legame materiale. Dall’epoca di Geoffroy in poi, invece, conosciamo con sufficiente precisione le vicende che hanno coinvolto la Sindone, a iniziare dall’interesse immediato suscitato dalla sua comparsa, ma anche dal disagio che l’insolito oggetto provoca presso la ecclesiastica timorosa di deviazioni dottrinali. In questo ultimo scorcio del Medioevo possiamo affermare che il cultodella Sindone a livello ufficiale fu poco più che “tollerato”.

Un’evoluzione del ruolo della sua presenza nella storia si registra dopo la cessione ai Savoia, avvenuta nel 1453. Con la regolamentazione attraverso la concessione dell’ufficio liturgico da parte di papa GiulioII, finalmente il culto diviene “accettato” a tutti gli effetti, e le ostensioni a Chambéry, in Francia, si fanno solenni e ricorrenti. Con lo spostamento a Torino nel 1578 inizia il vero periodo d’oro, dove il culto è “promosso” quale reliquia dinastica di una Casa Savoia in ascesa, ma è anche strumento privilegiato di pastorale e di catechesi della Chiesa uscita dal concilio diTrento, e ineguagliabile, struggente riferimento per la pietà popolare. Un culto compatto e robusto, che tra fine Sette e Ottocento inizia a segnare un qualche cedimento per il ripensamento che anche in alcuni settori ecclesiastici viene elaborato al riguardo di forme di pietà e devozione. Rinnovato vigore al ruolo della sua presenza darà la fotografia del 1898, svelando il singolare comportamento di negativo fotografico dell’impronta e consentendo una larga diffusione della sua riproduzione. Da allora risulta ineludibile la questione scientifica dell’origine, che incontrastata presidia l’approccio con la Sindone nel XX secolo. Un approccio che alimentò dibattiti e polemiche, ancora oggi non sopiti, e rischiò seriamente di compromettere il sereno e fecondo rapporto spirituale con la Sindone, subordinandolo alla questione scientifica. Gli anni Settanta del secolo scorso furono quelli che più corsero questo pericolo, quando fu anche soppressa l’ostensione pubblica a favore di una più prudente presentazione televisiva. Tuttavia Paolo VI colse l’occasione per tenere una profonda riflessione che chiarì, riequilibrandolo, il rapporto tra significato spirituale e curiosità scientifica.

Su tale strada il cardinale Anastasio Alberto Ballestrero, appena giunto a Torino, animato dalla propria profonda spiritualità carmelitana, volle tornare all’ostensione tradizionale, accompagnata da una attenta riflessione pastorale, che conobbe un’incredibile partecipazione di fedeli. Le ostensioni del 1998 e del 2000, come anche quella di quest'anno, e soprattutto la riflessione che scaturisce dal profondo e basilare intervento che Giovanni Paolo II, pellegrino a Torino, tenne sulla Sindone, ne hanno compiutamente recuperato il significato pastorale – peraltro mai realmente negletto – con il risultato di consentire ai fedeli di accostarsi con maggior responsabilità alla Sindone e a tutti di trarne i profondi spunti di riflessione di cui è ricca quell’immagine.
 
Gian Maria Zaccone, direttore scientifico del Museo della Sindone

Dossier a cura di Alberto Chiara
Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare
%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati