15/04/2010
Il professor Bruno Barberis.
Il 1898 fu un anno di grande importanza per la Sindone: la prima fotografia, scattata da Secondo Pia, fu l’evento che segnò l’inizio degli studi scientifici che in questi cento e più anni si sonosviluppati in vari settori.
1) La fotografia. L’immagine ha caratteristiche simili a quelle di un negativo fotografico.
2) L’analisi medico-legale. La lettura“topografica”dell’immagine, effettuata da numerosi medici, primo fra tutti il francese Pierre Barbet, ha messo in evidenza numerose ferite e lesioni che hanno consentito di provare che si tratta dell’immagine lasciata dal cadavere di un uomo flagellato e torturato prima di essere crocifisso.
3) Le tracce biologiche. Gli studi effettuati su campioni prelevati nel 1978 dal torinese Pierluigi Baima Bollone e dagli americani John Heller e Alan Adler hanno consentito di dimostrare che le macchie di colore rosso visibili sulla Sindone sono realmente macchie di sangue umano di gruppo AB. I prelievi di microtracce effettuati nel 1973 e nel 1978 dallo svizzero Max Frei Sulzer hanno permesso di rinvenire granuli di polline provenienti da piante che crescono solo in Palestinae in Anatolia, dimostrando la probabile permanenza della Sindone in tali regioni.
4) L’analisi digitale dell’immagine. Gli americani John Jackson e Eric Jumper, nel 1977, e i torinesi Giovanni Tamburelli e Nello Balossino, nel 1978, sottoposero l’immagine della Sindone a elaborazione elettronica scoprendo che essa possiede caratteristiche tridimensionali di certo non possedute né da dipinti né da normali fotografie e che sulla palpebra destra sono visibili tracce lasciate da un oggetto identificabile molto probabilmente con una moneta romana coniata nella prima metà del primo secolo d.C.
5) Le modalitàdi formazione dell’immagine.Soprattutto in seguito agli studi effettuati dagli scienziati statunitensi dello Sturp (Shroud of Turin research project) sui dati e sui campioni raccolti nel1978, è stato accertato che nelle zone in cui è presente l’immagine sono assenti pigmenti e coloranti (non si tratta di un dipinto): l’immagine corporea è dovuta a un processo d’ossidazione e disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto, che è assente al di sotto delle macchie ematiche (si è dunque formata successivamente a esse) e che è estremamente superficiale, solo qualche centesimo di millimetro. Numerosi sono stati i tentativi sperimentali di riprodurre (a partire da un cadavere o attraverso metodi artificiali) un’immagine simile a quella sindonica, ma finora si sono dimostrati tutti carenti o perché non correlati da verifiche sperimentali serie o perché tali verifiche hanno evidenziato sulle immagini ottenute caratteristiche di natura fisico-chimica molto diverse da quelle possedute dall’immagine sindonica, che pertanto, ancora oggi, dev’essere considerata un’immagine irriproducibile.
6) La datazionedel tessuto. Nel 1988, la datazione di un campione di tessuto effettuata con il metodo del radiocarbonio (C14) dai laboratori di Oxford (Regno Unito), Zurigo (Svizzera) e Tucson (Arizona, Usa) ha fornito una datacompresa tra il 1260 e il 1390 d.C. Questo risultato è tuttora oggetto di un ampio dibattitotra gli studiosi circa l’attendibilità dell’uso del metodo del radiocarbonio per datare un oggetto con caratteristiche storiche e chimico-fisiche così peculiari come la Sindone. La datazione medievale contrasta con vari risultati ottenuti in altri campi di ricerca e inoltre non è facile accertare se nel corso dei secoli non si è aggiunto nuovo C14 a quello del telo. È stato provato che contaminazioni di tipo biologico, chimico e tessile sono in grado di alterare considerevolmente l’età radiocarbonica di un tessuto. Pertanto, al momento attuale, il problema della datazione del tessuto sindonico risulta aperto e non ancora risolto.
Professor Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di sindonologia
Dossier a cura di Alberto Chiara