16/03/2013
È amore a prima vista fra il mondo dell’informazione e Papa Francesco. I giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi, credenti e non credenti, provenienti da tutti i continenti, escono dall'Aula Nervi entusiasti dopo la prima udienza del Papa. Colpisce non soltanto lo stile comunicativo semplice e diretto di Francesco, che ormai stiamo imparando a conoscere, ma anche un elemento decisivo per tutti i giornalisti: Francesco ci ha dato un sacco di notizie.
È stato lui, in un discorso di poco più di dieci minuti (la brevità di omelie e discorsi sembra essere una apprezzata caratteristica del suo papato) a darci numerosi dettagli sullo svolgimento del Conclave: il "pericolo" che cresceva, i voti che salivano, l’abbraccio e le parole («non dimenticarti i poveri») del cardinale brasiliano Hummes, la scelta del nome (finalmente è chiaro per tutti che ha voluto rifarsi a San Francesco d'Assisi). Poi la frase shock che diventa il programma del suo pontificato: "Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!".
Papa Francesco ci ha detto queste cose parlando a braccio, mettendo da parte i fogli del paludato discorso scritto che evidentemente era stato preparato in Vaticano. Ha colpito tutti anche la sua benedizione finale, fatta in spagnolo, parlando dolcemente come se si rivolgesse a dei bambini, senza gesti solenni e pompose formule in latino. «Neanche mi sono accorta che ci stava benedicendo», ha esclamato una giornalista canadese pochi istanti dopo.
I commenti dei giornalisti all'uscita confermano quanto aveva già fatto notare padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana: il Papa è perfettamente a suo agio, sereno, per niente "frastornato" dalla grande responsabilità che ricade sulle sue spalle. Tra i commenti a caldo dei giornalisti che seguono regolarmente le vicende vaticane emerge un altro aspetto. Con papa Francesco non ci si potrà distrarre un attimo. I testi dei discorsi distribuiti in anticipo dalla Sala stampa saranno utili fino a un certo punto, perché le cose più interessanti le dice quando improvvisa. «Ci sarà da lavorare molto», sussurra un veterano della sala stampa, «ma sarà anche molto divertente».
Roberto Zichittella