12/06/2013
È stata una delle spine del pontificato di Benedetto XVI e uno dei temi più dibattuti nelle Congregazioni generali che hanno preceduto il Conclave. Ora la questione Ior è nelle mani di papa Francesco, il pontefice che ha regalato alla Chiesa una nuova primavera ma che ora è atteso da sfide cruciali per restituirle credibilità dopo gli scandali culminati nell’affaire Vatileaks. Ne parliamo con il vaticanista del Tg1 Aldo Maria Valli, autore del libro Il forziere dei papi. Storia, volti e misteri dello Ior (Ancora editrice).
- Com’è cambiata l’immagine della Chiesa con papa Francesco?
«Io credo che abbia dato un segnale di novità con se stesso, il suo comportamento e il suo modo di essere ancora prima di prendere decisioni o adottare provvedimenti. Lui stesso è una riforma vivente e lo confermano i continui richiami alla sobrietà, alla semplicità e alla “Chiesa povera e per i poveri”. Dal punto di vista delle parole, quindi, abbiamo già un bagaglio molto cospicuo. Allo stesso modo, il Papa ha compiuto alcuni gesti forti: la rinuncia alla mozzetta rossa o all’ermellino, ad esempio, come pure alla croce d’oro e all’appartamento papale. Un provvedimento importante è stato quello di farsi aiutare nel governo della Chiesa nominando una commissione di cardinali provenienti da tutti i continenti. È un segnale verso una maggiore collegialità nel governo della Chiesa. Inoltre, è intervenuto anche nei confronti del cardinale scozzese Keith O'Brien che ha ammesso le sue responsabilità per molestie sessuali compiute nei confronti di alcuni seminaristi invitandolo a meditare e fare penitenza. La strada indicata da tutti questi gesti comunque sembra molto chiara: fare chiarezza all’interno del Vaticano e riformare la Curia».
- Con lo Ior, in crisi di credibilità e con problemi di immagine, come si comporterà?
«Purtroppo, e la sua storia lo dimostra, lo Ior è stato utilizzato per decenni anche come struttura di speculazione economica con episodi di riciclaggio di denaro di dubbia provenienza da parte di personaggi senza scrupoli. Questo occorre dirlo chiaramente. Nel momento in cui il Papa predica povertà e chiede alla Chiesa di essere credibile nella sua testimonianza, dovrà sicuramente mettere mano a questo istituto. Il cardinale Maradiaga, che è il coordinatore della commissione cardinalizia, ha già detto che sono al lavoro e tra i primi dossier esaminati c’è anche quello che riguarda proprio lo Ior.
Io credo che il Papa andrà nel senso di trasformare la banca vaticana in una sorta di banca etica, non più un luogo di speculazione o in cui limitarsi a far fruttare il denaro depositato ma che diventi di aiuto a coloro che ne hanno davvero più bisogno, alle frange più povere della Chiesa, e soprattutto che dia una testimonianza, a livello culturale, di un altro modello di economia che è possibile. Un’economia che non sia basata soltanto sulla speculazione e gli intrecci finanziari ma che torni a dar valore al lavoro e alla solidarietà. Sono ovviamente indicazioni generiche, siamo ancora nel campo delle supposizioni ma tanti segnali ci indicano che sarà questa la strada che imboccherà il Papa».
- Non vede un certo conformismo, da parte dei media e non solo, nei confronti di questo pontificato? Come se i problemi e gli scandali fossero, d’un colpo, spariti.
«Questo è tipico dell’attuale società dell’informazione dominata dall’immagine e dalla fretta e caratterizzata anche da una certa superficialità. Indubbiamente papa Francesco gode di una buona stampa perché è caldo, ha una paternità e una vicinanza che dimostra fisicamente attraverso gli abbracci e il fatto che accetti di farsi toccare dai fedeli. La nostra società dell’immagine sta premiando Francesco tanto quanto ha penalizzato papa Benedetto che invece su questo piano pagava la sua natura di uomo timido, riservato e tendenzialmente freddo. Tocca a noi credenti guardare all’insegnamento del Papa senza lasciarci condizionare dall’immagine e andare alla sostanza. E se andiamo alla sostanza è importante sottolineare un suo grande insegnamento, la misericordia divina. Il fatto cioè che il Dio dei cristiani è un padre che perdona e che occorre tornare a lui. Posso dire che assistendo alle celebrazioni papali molte persone hanno colto questo messaggio e vanno via con il sorriso sulle labbra. Sono persone serene. Il papa regala serenità, speranza e una gioia interiore. Un regalo non da poco in questi tempi!».
Antonio Sanfrancesco
Dossier a cura di Francesco Anfossi