29/10/2012
Claudio Abbado al Teatro alla Scala nel 1986.
Sono passati 52 anni da quando, giovanissimo, Claudio Abbado diresse al Teatro alla Scala per la prima volta: il programma era un omaggio ad Alessandro Scarlatti. E ne sono passati 26 da quando ha lasciato la direzione di un Teatro al quale ha legato alcuni dei capitoli più importanti della sua storia artistica ed umana. In 26 anni alla Scala è tornato in 3 occasioni: ma come ospite e con altre orchestre. Non fu un addio senza polemiche il suo. Come non lo è stato quello, più recente, di Riccardo Muti. I “matrimoni artistici” con la Scala sono difficili da sciogliere.
Certo è che da quel 1960 per il maestro milanese nato nel ’33 in una famiglia di musicisti il percorso è stato esaltante. Milano, Vienna e Berlino (ereditò i mitici Berliner Philarmoniker da Herbert von Karajan, ma non volle essere nominato direttore a vita) sono le città della vita. Successi, allestimenti memorabili (come quelli scaligeri che lo hanno associato a Giorgio Strehler), Festival, fondazione di orchestre (giovanili soprattutto), incarichi, passioni (per alcuni autori, per la musica contemporanea) ed una forte visione sovranazionale della musica ne hanno fatto un grande personaggio del nostro tempo: oltre che un direttore che può davvero fregiarsi del titolo di “interprete”. Nemmeno il cancro lo ha fermato: meglio, la musica lo ha perfino salvato dalla malattia. E c’è chi lo ricorda, convalescente ma non ancora ripreso dall’operazione, in tourneé con Beethoven a Roma, Vienna, in Giappone nel 2000.
Il 30 ottobre Claudio Abbado ritorna sul podio della Filarmonica della Scala, da lui fondata. Avrà di fronte a sé strumentisti che non sono gli stessi che aveva lasciato, ed altri volti a lui noti per rinforzare l’organico: sono alcuni componenti dell’Orchestra Mozart di Bologna, sua ultima creatura generata nella città dove vive da anni vicino alla figlia. Accompagnerà l’amico Daniel Baremboin in un concerto per pianoforte di Chopin nell’ambito di una breve serie pensata per festeggiare i 70 anni del direttore-pianista che ha ereditato l’incarico di Abbado e Muti in seno al Teatro. E nella seconda parte suonerà la Sesta Sinfonia dell’amato Mahler: un Autore che Abbado sceglie sempre nelle occasioni cruciali.
Il ritorno doveva avvenire nel 2010 ed il musicista aveva chiesto che si piantassero alberi per compensarlo del suo lavoro (quella di piantare un albero è un’altra passione dell’uomo Abbado: per lui ha un significato molto simbolico). Ma poi l’appuntamento saltò, ufficialmente per ragioni di salute. Fatto sta che degli alberi non se ne è saputo più nulla. Mentre l’attesissimo concerto ora è alle porte. Le emozioni che avvertirà nel tornare su quel podio “di casa” saranno come sempre celate dal pudore caratteriale e dalla riservatezza dell’uomo. Per il pubblico sarà un momento di ricordi, di nostalgia e di tripudio.
Giorgio Vitali