21/07/2012
Rappresentazione della "Carmen" di Bizet diretta da Stefano Montanari
Direttori d’orchestra italiani nel mondo: una garanzia di successo. Capita spesso di ricordare, anche da queste pagine, quanto la scuola direttoriale italiana sia rappresentata da musicisti che il mondo ci invidia e che chiama alla testa delle più prestigiose Orchestre e dei Teatri d’opera. Figure come Riccardo Muti, Riccardo Chailly, Daniele Gatti e ovviamente Claudio Abbado (ormai trasferitosi quasi definitivamente a Bologna) sono eredi di miti come Arturo Toscanini, Victor De Sabata o Carlo Maria Giulini. Ma la serie continua. E potremmo davvero compilare lunghi elenchi di direttori dal cognome italiano che compaiono regolarmente e con successo nelle locandine dei due emisferi. Le ragioni sono difficili da spiegare, e forse l’individualismo e la versatilità che sono nostri tratti caratteriali, unite alla formazione da protagonisti ricevuta nei nostri Conservatori, sono solo due delle motivazioni plausibili. E se non possiamo dimenticare artisti come Daniele Callegari ed Evelino Pidò (molto presente e apprezzato all’Opera di Parigi), o figure come Fabio Luisi e Nicola Luisotti, rispettivamente direttori del Metropolitan di New York il primo, dell’Opera di San Francisco e del Teatro di S. Carlo di Napoli il secondo, ecco tre “giovani” che si affacciano alla ribalta internazionale con riconoscimenti e incarichi che sono un vanto per tutta la Nazione. I loro nomi sono Enrique Mazzola, Massimiliano Caldi e Stefano Montanari. Su di loro stanno scommettendo in molti.
Giorgio Vitali