21/07/2012
Stefano Montanari, grande violinista e direttore d'orchestra.
Stefano Montanari nasce come violinista, anzi, come grande violinista. Specialista del repertorio barocco, e primo violino all’Accademia Bizantina di Ravenna, uno dei complessi più titolati e apprezzati nel mondo, ha ottenuto un Diapason D’Or (una sorta di Oscar della musica) e numerosi riconoscimenti internazionali. Come solista è stato ed è ospite delle grandi sale da concerto: e la sua passione per la musica barocca è testimoniata da tante esecuzioni. Poi, la svolta. Sale sul podio e comincia a essere apprezzato e richiesto in tutto il mondo: Don Gregorio ed Elisir d’Amore di Donizetti a Bergamo e la tournée in Giappone sono una tappa importante. La scoperta della direzione è in linea con la sua “attitudine da leader”, come ammette. Ma sentiamo cosa ci ha detto della nuova esperienza:
È di questo biennio la consacrazione all’Opera de Lyon, uno dei grandi teatri francesi, che lo chiama per la trilogia Mozart-Da Ponte (Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte). Poi il sovrintendente e direttore artistico Serge Dorny (un uomo di teatro che sa quanto l’opera lirica si debba inventare con alchimie anche azzardate) gli fa una proposta che modifica i suoi orizzonti: una Carmen di Bizet. Montanari accetta la sfida ed il risultato è un grande successo che gli schiude ulteriori scenari futuri: in un allestimento del quale si sono occupati in molti in Italia, anche in virtù della regia di Olivier Py (studi di filosofia e teologia, drammaturgo, letterato e futuro direttore del Festival di Avignone), con protagonista José Maria Lo Monaco e un cast più che mai spinto a recitare, oltreché cantare. E la sua popolarità ha travalicato la sala del teatro, visto che lo scorso 7 di luglio la sua Carmen è stata trasmessa sulle piazze di tutta la regione.
Sentiamo un passaggio di questa Carmen, vibrante, asciutta, drammatica, come è nel temperamento musicale di Montanari che, a fronte di una nuova partitura, dice semplicemente: «la apro e la scopro pagina per pagina».
Giorgio Vitali