Musica, l'Italia giovane che "dirige"

La scuola italiana di direzione d'orchestra è rappresentata da giovani che il mondo ci invidia e chiama alla testa delle più prestigiose formazioni. Ecco il "nuovo" che avanza.

Enrique Mazzola, la capacità d'infondere il fuoco sacro ai musicisti

21/07/2012
Enrique Mazzola (a sinistra), sul palco insieme a Jonathan Miller e Pretty Yende.
Enrique Mazzola (a sinistra), sul palco insieme a Jonathan Miller e Pretty Yende.

Il percorso musicale di Enrique Mazzola inizia prestissimo. Madre spagnola e padre italiano, il giovane Enrique entra subito nell’universo del Teatro alla Scala, dove il papà lavora come maestro sostituto e suggeritore. È lui stesso a raccontarci il suo incredibile “debutto” nel Wozzeck diretto da Claudio Abbado:



Dal canto al podio il percorso non è stato lunghissimo. E Mazzola, come molti italiani, si è soprattutto distino all’estero arrivando a dirigere al Bol’shoi di Mosca, al New National Theatre di Tokyo nei grandi festival di Francia (Aix-en-Provence e Radio France) ed Inghilterra (Glyndebourne o la London Philharmonic Orchestra). Ma anche in Svizzera e in Italia ha avuto molte occasioni, fra l’altro essendo direttore artistico per alcuni anni del Festival di Montepulciano, dove ha avuto modo di assecondare un’altra sua passione: il vino. È stato infatti nominato Ambasciatore del Vino nobile nel mondo. Tornando alla musica, di lui il giornale francese Le Monde ha sottolineato «sicuro, fortemente evocativo, ma senza ridondanze», ma «con la capacità di infondere il fuoco sacro ai musicisti». E l’opinione del quotidiano francese ha molto peso, visto che Mazzola è stato nominato direttore musicale di una delle più prestigiose orchestra parigine: l’Orchestre National d'Île-de-France, recentemente diretta in occasione delle Victoires de la Musique 2012. Mazzola sarà sul podio dell’orchestra di Parigi a partire dal mese di ottobre, con programmi accattivanti, e «un impegno anche nell’ambito della musica contemporanea. Ho chiamato Alberto Colla, come compositore residente, e sto curando un concorso per trovare nuovi autori francesi a Parigi in collaborazione col Conservatorio locale». Ma questo amore per la Francia, peraltro ricambiato, da dove trae la sua origine? «È nato dalle mie frequentazioni francesi. Mi hanno sempre richiamato e chiesto di pensare a progetti, come quelli relativi alla musica d’oggi. Insomma, approdare a Parigi per me non è una sorpresa». Se la passione per la musica sinfonica lo ha spinto in alto, altrettanto forte è la calamita che lo ha portato sul podio dei teatri lirici: «Sì, ma il mio repertorio si sta un poco circoscrivendo al grande periodo del “belcanto”. Con qualche eccezione importante». E gli appassionati di belcanto lo hanno applaudito in questi giorni d’estate in un Don Pasquale proprio al Teatro alla Scala, fatto in collaborazione con l’Accademia. Un allestimento di Jonathan Miller, con Pretty Yende e Michele Pertusi, ma anche con nuove voci. In quello che, per Mazzola, è un ritorno alle sue origini di musicista. Non più sul palco, ma davanti al palco.

Giorgio Vitali
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