27/05/2013
Lo storico Franco Cardini.
Il bersaglio è il solito: la Chiesa Cattolica e il cristianesimo. Il pretesto stavolta è la Divina Commedia di Dante. «Insomma», chiosa lo storico Franco Cardini, «nulla di nuovo sotto il sole. Inferno di Dan Brown segue lo stesso copione dei suoi romanzi precedenti, Il codice da Vinci e Angeli e demoni». «La mia speranza», ha detto l’autore, «è che questo libro ispiri il pubblico a scoprire e riscoprire Dante».
Ma cosa c’è di dantesco in questo libro, professore?
«Quasi nulla. È solo un pasticcio di allusioni chiaramente pretestuose, incoerenti e semi incomprensibili. Detto questo, sono perfettamente d’accordo con l’auspicio di Dan Brown, ma non credo affatto che queste siano realmente le sue speranze. Il libro è un successo annunciato. Non si vendono cinquantamila copie in un giorno in un Paese povero di lettori come l’Italia se non hai alle spalle una tirannia mediatica che è la peggiore perché non si vede. Le tirannie totalitarie si vedono: c’è la polizia, gli apparati di consenso. Le tirannie mediatiche sono invisibili e perciò la gente è convinta di essere libera. Sta di fatto che cinquantamila persone hanno comprato un libro a scatola chiusa, ma la stragrande maggioranza di loro non è assolutamente in grado di valutare criticamente la Commedia, perché la conosce pochissimo e malissimo. Per loro Dante è un’icona. Dante vuol dire Benigni, è la retorica culturale che circola nell’aria, tanto la cultura non si fa ma ogni tanto se ne parla. Intanto, le cattedre di filologia dantesca scarseggiano e la società “Dante Alighieri” non ha i fondi per sopravvivere. Diciamolo chiaro: la gente che corre a comprare Dan Brown non dimostra affatto di aver letto Dante altrimenti l’Italia sarebbe migliore. Dopo la diffusione di questo best seller non credo affatto che ci saranno picchi d’acquisto della Divina Commedia, che manca purtroppo dalle case di migliaia di italiani. Dan Brown ha letto Dante in traduzione inglese e tutte le traduzioni in lingua straniera della Commedia non sono un granché. Alla base quindi c’è una scarsa conoscenza del capolavoro dantesco».
Solo conformismo, dunque?
«Direi proprio di sì. Firenze è uno splendido scenario per operazioni massmediatiche del genere. Pensiamo al grande successo che ebbe il film Hannibal ambientato proprio qui. Anche Benigni riempie le piazze quando legge Dante ma questo non vuol dire che la gente torna a leggere la Commedia. È solo un conformismo pseudo culturale che è uno dei tanti aspetti dell’odierna società dei consumi».
Il tema di Inferno è che siamo in troppi sulla terra e dovremmo diminuire attraverso politiche di selezione e controllo della popolazione. La “Peste nera”, ricercata dai protagonisti, è una sorta di pozione in grado di ridurre la popolazione mondiale da 7 a 4 miliardi di persone. Più che dantesco è un romanzo malthusiano, non trova?
«È profondamente malthusiano. Siamo nel solco dell’umanesimo biologico e umanitario di Hitler o Stalin, entrambe persone sinceramente interessate a migliorare l’umanità e il mondo partendo da alcuni presupposti agghiaccianti. D’altra parte, si sa, di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno! Il libro di Dan Brown s’inserisce in questa prospettiva. Che poi lui lo voglia o no, che intendesse farlo o meno, questo non importa. Si tratta di un grosso, pesante, illeggibile e mal scritto mattone anticattolico. Speriamo che non venga letto molto. Molti l’hanno già comprato ma questo non significa che tutti lo leggeranno».
Nel mirino c’è la Chiesa?
«È evidente che gli editori di Dan Brown
attraverso questo romanzo vogliono colpire la politica di difesa della
vita della Chiesa Cattolica, la quale si può discutere certo, come
avviene anche all’interno del mondo cattolico, ma va rispettata.
Fondamentalmente si vuole colpire un’organizzazione che cerca di
tutelare gli ultimi della terra e tra gli ultimi ci sono anche gli
embrioni. Siamo di fronte all’ennesima pesante offensiva tesa a
screditare la politica della Chiesa attraverso la glorificazione dello
sterminio malthusiano. Se questa non è un’operazione infame, che cos’è
allora? Perché si può dire che il Mein Kampf di Hitler è infame e
Inferno di Dan Brown no? Questo libro colpisce la Chiesa cattolica come
già è successo con Angeli e Demoni e il Codice da Vinci. Peccato che
molti cattolici non se ne rendano conto oppure lo sanno benissimo e in
qualche modo approvano la manovra. Bisogna mettere in guardia i
cattolici. Non so se Dan Brown sia un furbo che ha fiutato il vento e si
è messo sulla linea dell’offensiva anticattolica che fu scatenata da
George W. Bush nel 2002 quando si trattava di colpire Giovanni Paolo II
che era contrario alla guerra in Afghanistan e in Irak. All’epoca fu
tirata fuori, guarda caso, la questione pedofilia all’interno della
Chiesa statunitense che esiste, sia ben chiaro, ma s’innestò
sull’anticattolicesimo cronico di molte sette protestanti, le stesse che
stanno sradicando il cattolicesimo dall’America Latina ad esempio. Qui,
come in alcune zone dell’Africa peraltro, grazie alle sette protestanti
e alla superpotenza che le appoggia il cattolicesimo è sul punto di
essere sradicato».
Non è un po’ esagerato, professore? In fondo si
tratta di un thriller…
«Non sono affatto raccontini ingenui o
divertenti. Si tratta di successi annunciati, pianificati a tavolino e
costruiti in modo seriale. Io conosco autori italiani di thrilling neri o
misteriosofici, un nome per tutti Leonardo Gori, che sono molto più
bravi di Dan Brown per riferimenti culturali, linguaggio e qualità di
scrittura. Vendono le loro 4-5mila copie ed è già un grandissimo
successo. Qualitativamente sono molto migliori di Brown ma non rientrano
nel grande gioco editoriale che non è ingenuo: ha l’obiettivo non solo
di vendere ma di seminare e diffondere idee ben precise».
Dan Brown per i
cattolici è un pericolo, quindi?
«È strano che l’opinione pubblica
cattolica s’indigni quando qualche gruppo musulmano incendia le chiese
in Africa o in Asia o ammazza dei sacerdoti. È giusto che lo faccia,
attenzione. Ma questi sono fenomeni sotto gli occhi di tutti e di cui i
media più o meno parlano. Accanto a questi, ci sono però altri fenomeni
più subdoli, come quello del successo di Dan Brown, che passano sotto
silenzio o, peggio, vengono presi come simpatiche amenità. Eh no,
bisogna svegliarsi un po’. Soprattutto per quanto riguarda i media
cattolici».
Antonio Sanfrancesco
a cura di Paolo Perazzolo