08/07/2011
Edoardo Nesi è nato a Prato nel ’64. Dopo aver condotto l’azienda di famiglia, si è dedicato alla scrittura.
«Cinesi tutti appesi», si legge sui muridi Prato, dove la crisi del tessile ha messoin ginocchio tanti imprenditori. Si trova anche questo nel romanzo vincitore dello Strega, Storia della mia gente (Bompiani) di Edoardo Nesi, lo scrittore chesi è fatto conoscere con L’età dell’oro e lepagine intime di Per sempre. E ci sono le sue tante letture, l’avventura imprenditoriale, la vendita dell’azienda di famiglia...
– Nesi, come mai un titolo al plurale per la tua autobiografia?
«Ho cercato di uscire dalla maledizione dello scrittore che parla solo di sé stesso. Ho provato a raccontare una storia condivisa. Ma “la mia gente” non sono solo i pratesi o gli imprenditori della piccola industria. Sono tutti gli italiani e i non italiani che vengono nel nostro Paese per lavorare».
– Il tuo romanzo L’età dell’oro, ambientato nel 2010, descriveva alcune situazioni estreme. Oggi le vedi verificate?
«Pensare che con quanto ho scritto nel 2004 ci ho indovinato, mi fa stare male. Tutto speravo, ma nondi scrivere un libro che raccontasse la verità. Oggi ci stiamo avvicinando a quegli scenari per colpa di un’idea che si è diffusa come un’erbaccia: il liberismo più sfrenato».
– Meglio essere scrittore o imprenditore?
«Dispiace dirlo, ma oggi è meglio essere scrittore. Viviamo in un mondo nel quale conquiste come la legislazione sul lavoro vengono messe a rischio e svendute per niente o poco più».
Paolo Perazzolo, Paolo Pegoraro, Roberto Carnero