08/09/2012
Brian De Palma (Reuters).
In tema
di fiaschi, in mezzo ai tanti carneadi invitati giusto per fare numero, vanno
sottolineate le delusioni provocate a critici e addetti ai lavori da alcuni
maestri, che erano stati annunciati in pompa magna. Per tutti, stessa colpa: di
fronte al fisiologico calo d'ispirazione, non hanno saputo far altro che ripetersi
con vuota quanto formale perizia.
L'impassibile giapponese Takeshi Kitano
ha proposto (con Outrage beyond) la solita litania di sbudellamenti a opera di mafiosi della Yakuza. Lo statunitense Brian De Palma, onusto di
Oscar e di trionfi al botteghino, si è concesso con Passion l'ennesimo
thriller patinato, talmente scontato da mortificare le interpretazioni di due
dive in ascesa come Noomi Rapace e Rachel McAdams.
Per non
parlare poi del più celebrato di tutti (almeno dopo la morte di Stanley
Kubrick): il misterioso e sdegnoso Terrence Malick non ha neppure messo
piede in Laguna, ma è stato meglio per lui perché il suo To the wonder ha
fatto storcere il naso ai più. Va bene incantare lo sguardo con la meraviglia
di paesaggi infiniti attraversati da mandrie di cavalli e di bufali, ma perché
pretendere di racchiudere in una criptica storia di coppia tutti i misteri del
creato? Quasi che girare “alla Malick” sia ormai sinonimo di capolavoro
assoluto, mentre al povero spettatore basterebbe magari solo vedere un buon
film.
Maurizio Turrioni