08/09/2012
Paul Thomas Anderson (a sinistra) scherza con il produttore Harvey Weinstein e l'attore Joaquin Phoenix (Reuters).
Se Kim Ki-duc e Bellocchio hanno diviso critici e spettatori,
c'è stato però un cineasta che ha saputo raccogliere consensi ricevendo subito
il Leone d'oro dei pronostici. L'americano Paul Thomas Anderson (già
talentuoso regista di Magnolia e Il petroliere) ha rapito la
platea con un altro epico racconto a stelle e strisce.
Philip Seymour Hoffman in una scena di "The Master".
The master narra l'ascesa, nella fragile America del secondo dopoguerra, di un moderno guru e della sua setta religiosa. Il personaggio, magistralmente interpretato da Philip Seymour Hoffman, ricorda assai il Ron Hubbard di Scientology, che oggi vanta nel mondo milioni di adepti (a cominciare da tipi famosi come Tom Cruise e John Travolta). Ma la pellicola va oltre. Indaga sul mefistofelico rapporto tra maestro e allievo (impersonato in modo meravigliosamente ambiguo da Joaquin Phoenix), sulle ragioni più intime e profonde delle certezze dell'uno e delle paure dell'altro. Sul fatto che, alla fine, ognuno abbia bisogno dell'altro per esistere. Un meraviglioso duello di parole, sensazioni, emozioni girato in un incredibile formato a 70 millimetri che esplora ogni ruga, ogni ciglio, ogni sguardo dei protagonisti come avrebbe fatto un Sergio Leone dell'anima. Parabola sulla fragilità dell'uomo quando smarrisce la vera fede in Dio, The Master è il film più bello visto al Lido.
A consolazione del cinema italiano, la sorprendente freschezza con cui a fine festival Francesca Comencini ha saputo raccontare, in Un giorno speciale, una storia d'amore tra adolescenti: lui autista al primo giorno di lavoro, lei attricetta concupita da un politico. Lui è Filippo Schicchitano (quello lanciato da Scialla!), lei l'esordiente Giulia Valentini.Deliziosi. C'è da scommetterci, ne sentiremo parlare ancora.
Maurizio Turrioni