Smartphone: cose dell'altro mondo

Tutti pazzi per i telefoni cellulari dell'era digitale, che si collegano al web e ai social network, dove l'iPhone ha cambiato le regole del gioco. Il rischio di una tecno-dipendenza.

Apple mon amour: l'ingegnere italiano che inventa le "App"

25/09/2012

E’ successo per i libri di Harry Potter o per le consolle di certi videogiochi: appena si conosce la data della messa in vendita, cominciano la sera prima a formarsi le file davanti ai negozi. L’Apple non fa eccezione, anzi forse, delle file, negli ultimi anni detiene il record, visto che non solo per il lancio di nuovi prodotti ma anche per gli aggiornamenti di quelli gia’ sul mercato il rito si ripete puntuale. Non che, come tradizionalmente succede al “black friday” il giorno seguente alla festa del ringraziamento, ci sia il rischio che finiscano le scorte, o che il giorno dopo aumentino sensibilmente i prezzi: anzi dopo qualche mese, spesso diminuiscono. Ma per molti essere tra i primi al mondo a tenere in mano l’”oggetto del desiderio” vale l’alzataccia e l’attesa paziente del proprio turno.

Giuseppe Taibi, ingegnere elettronico, 43 anni, di Agrigento. Si è trasferito a Boston negli anni 90 per dedicarsi alla ricerca sull’intelligenza artificiale.
Giuseppe Taibi, ingegnere elettronico, 43 anni, di Agrigento. Si è trasferito a Boston negli anni 90 per dedicarsi alla ricerca sull’intelligenza artificiale.

“Odio le file e anche in quell’occasione sono riuscito ad evitarla”, racconta Giuseppe Taibi, ingegnere elettronico 43enne di Agrigento trasferitosi a Boston negli anni 90 per dedicarsi alla ricerca sull’intelligenza artificiale. Ma dall’emozione con cui racconta come il giorno che usci il primo iPhone riusci’ a comprarselo in solo mezz’ora arrivando al negozio Apple sul filo della chiusura e’ probabile che in quel caso sarebbe stato anche disposto a fare un eccezione. La prova? Quando non risponde al telefono – anche perche’ spesso in viaggio di lavoro - la sua segreteria telefonica dice: “risponde l’iPhone di giuseppe Taibi … lasciate un messaggio”. “L’ho registrata il giorno stesso” confessa “e da allora non mi sono sentito di cambiarla.” Fan scatenato della ditta di Cupertino fin dai tempi non sospetti in cui l’azienda di Steve Jobs (che lui non esita a paragonare a Leonardo Da Vinci e Enzo Ferrari) arrancava dietro alla Microsoft di Bill Gates, Taibi e’ uno dei pochi fortunati (ma la fortuna da sola non basta) che e’ riuscito a trasformare una passione in carriera. Due delle “app” (applicazioni, ovvero programmi scaricabili di interfaccia telefono-utente) inventate e sviluppate da lui, una per gli appassionati di skateboard l’altra per musicofili esigenti, hanno trovato spazio sulla prima pagina del sito commerciale dell’Apple negli ultimi due anni: considerando che in giro ce ne sono oltre mezzo milione non e’ risultato da poco.

“There’s an app for that”, diceva qualche anno fa uno degli slogan piu’ famosi dell’Apple – ditta a cui visto il recente boom in borsa il marketing non fa certo difetto – ovvero per qualsiasi cosa (tu voglia fare con il tuo telefono) c’e un applicazione. E ormai e’ vero. Dalle operazioni piu’ comuni - come controllare il cambio euro dollaro in tempo reale o farsi indicare la strada - fino alle piu’ strane e impensate - come quelle che trasformano il telefono in livella da muratore o accordatore di chitarra o quelle basate sulla cosiddetta ‘realta aumentata’ che all’immagine reale registrata dalla telecamera del telefono aggiungono elementi virtuali creando videogiochi in cui si ha l’impressione di sparare raggi laser contro alieni che si aggirano sul tavolo di casa - esiste da qualche parte sul web un programma che, una volta scaricato, lo permette toccando semplicemente un icona sullo schermo del telefono.

Secondo techcrunch.com il principale oracolo web del mondo della tecnologia il 60% delle “app” sul mercato sono gratis e il 30% costano appena 99 centesimi. “I guadagni arrivano dalla pubblicita’,” spiega Taibi, “o da servizi piu’ avanzati che l’utente richiede una volta abituato al servizio base (ad esempio accedere a certi video in alta definizione piuttosto che a risoluzione normale); la chiave sono i volumi: se un milione di persone spende 99 centesimi per la tua app, tu e i tuoi collaboratori guadagnate un milione di dollari.” La Apple non paga Taibi e i suoi concorrenti (ormai migliaia solo negli USA) ma nemmeno si fa pagare da loro. Semplicemente accetta o meno di includere l’applicazione nella propria gamma di offerta. Ovviamente piu’ il programma funziona, e piace, piu’ l’azienda ha interesse a pubblicizzarlo, e piu’ l’azienda lo pubblicizza piu’ il team che l’ha creato guadagna – in soldi e in popolarita’.

Il percorso inizia dal ragionare sul tipo di prodotto e il tipo di apparecchio con cui vi si accede, per capire cosa funziona e cosa no” continua Taibi “poi c’e’ da scrivere codice, linguaggio informatico, software per far dialogare macchina e utente; gli esperti in questo campo si chiamano “developers” (sviluppatori) ed e’ uno dei lavori del futuro: di loro il mercato ha letteralmente “fame” e non se ne riescono a formare abbastanza per soddisfare le richieste.” Taibi da buon ingegnere e’ perfettamente in grado di farlo da se’ ma a questo punto assolda, volta per volta, team di sviluppatori a contratto. “Poi c’e’ il lato vendita, nel quale le capacita’ della “old economy” (la vecchia economia), come il sapersi relazionare con gli altri, selezionare gli eventi a cui partecipare, saper scrivere, non passeranno mai di moda”, conclude Taibi che al momento lavora su una app di cui non vuole rivelare troppo e che in pratica permettera’, al contrario di facebook, di condvidere molto con poche persone selezionate.

E proprio ai rapporti umani che secondo molti rischiano di soffrire della diffusione degli apparecchi wireless Taibi – che, a proposito di old economy, quando non inventa apps vende olio prodotto nell’appezzamento di famiglia in Sicilia – dedica una riflessione finale: “La tecnologia, questa tecnologia in particolare, secondo me genera benessere. Io dovunque sono nel mondo riesco a dare la buonanotte in video alle mie figlie: piu’ benessere di cosi! Certo l’uso sbagliato dell’iPhone puo’ generare mostri, ma, come si suol dire, anche la corda, volendo, serve per impiccarsi”.

Stefano Salimbeni
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