Vincere lo stress

I dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che la situazione è allarmante: il 60% dei lavoratori considera lo stress una delle principali cause di malessere.

01/10/2010

Diciamo "stress", logorio e spesso pensiamo al lavoro. Lavoro che per fortuna c'è (quando c'è), ma che spesso, per i ritmi  frenetici, gli spostamenti veloci e la competizione spietata diventa tesione, nervosismo. Stress, appunto. Si dice che i lavoratori siano esposti sempre più al rischio di stress.
I dati europei diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che la situazione è allarmante: il 60 % dei lavoratori considera lo stress come una delle principali cause di malessere negli ambienti di lavoro. Questa condizione comporta conseguenze non solo sul piano psicologico, ma anche e soprattutto sul piano fisico, con reazioni evidenti come mal di testa, depressione, attacchi di panico, ansia ecc.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2020 la depressione diventi la causa principale d'inabilità al lavoro. A confermare la situazione concorrono anche altri dati a livello europeo emanati dall'Osservatorio Europeo dei Rischi, secondo i quali lo stress colpisce un lavoratore su 4 e il 50-60% delle assenze da lavoro sono collegate a stati di stress e alle sue conseguenze. Come al solito, poi, si valutano i risultati osservando la spietata legge dei numeri, e se ne valuta la gravità in base al costo economico. Che in questo caso è ingente: per esempio nel 2002 il costo economico dello stress legato all' attività lavorativa nell' UE è stato stimato intorno ai 20.000 milioni di euro. E anche questa valutazione potrebbe essere fonte di stress ulteriore.

In questi giorni, L'ISPESL, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro, ha evidenziato l'aumento esponenziale  dei disturbi psicologici - psichiatrici associati allo stress da attività lavorativa. Depressione, ansia e disturbi di vario tipo riguardano oltre 10 milioni di lavoratori, 4 dei quali ritengono tali fattori altamente rischiosi per il proprio stato fisico.
L'esposizione a fattori di rischio psicologico sul lavoro che portano l'individuo ad avvertire tensione, preoccupazione e minor vigilanza, comporta minor efficienza lavorativa.  Con queste motivazioni, l'Unione Europea ha posto mano ad un intervento legislativo che in Italia è stato approvato con il Testo Unico 81 del 2008, poi modificato con il Decreto legge nel 2009 e che impone alle aziende, dal 1° agosto 2010, una valutazione globale e documentata dei rischi da stress "lavoro-correlati", per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Questa analisi è finalizzata ad individuare e ad attuare misure di prevenzione e protezione per migliorare nel tempo i livelli di salute e sicurezza.
 
 
CHE COS' È LO STRESS
Il termine stress, introdotto nei primi Anni 90 da un fisiologo, Hans Seyle, definisce una condizione di attivazione fisiologica come risposta individuale ad agenti esterni e/o interni (eccessive mole di lavoro, emozioni, fatiche, variazioni termiche improvvise ecc.) senza la quale verrebbe a mancare un fondamentale meccanismo di adattamento.
Dal punto di vista biochimico-fisiologico, gli effetti dello stress dipendono dall'aumento della secrezione di ormoni della midollare e della corticale surrenalica, in una sequenza di eventi che culminano nell'immissione in circolo di catecolamine e corticosteroidi. Il punto di partenza di tale sequenza è la corteccia cerebrale. La corteccia attiva il sistema limbico che, a sua volta, invia stimoli all'ipotalamo. I mediatori ipotalamici inducono un aumento dell'attività del sistema nervoso simpatico, che predispone i vari tessuti a reagire nei confronti dell'emergenza. Quando l'organismo è sottoposto ad una serie troppo numerosa, prolungata ed intensa di stress, o, mancando i necessari intervalli di recupero, la reazione di stress passa ad una fase di resistenza che si protrae e spesso si conclude con l'esaurimento dei meccanismi difensivi. Da questo momento esistono le premesse per lo svilupparsi di patologie da stress. Occorre quindi distinguere da stress a stress. A far paura non è la situazione acuta, legata ad esempio ad un test professionale o a un colloquio importante, quanto la tensione cronica che si scarica sull'organismo. Quando il carico di lavoro e la tensione emotiva diventano eccessivi, quando i problemi superano le capacità di gestirli, quando la motivazione manca o quando non si riesce più ad avere il controllo della situazione, ecco che possono iniziare i problemi. Non si muore di lavoro. Ma sicuramente si rischia di stare male, con chiari "segnali" fisici, come aumento della pressione, tachicardia e fastidi all'apparato digerente. Perché lo stress non è solo psicologico. E, soprattutto, se "cronico", può davvero porre le basi allo sviluppo di processi infiammatori che svolgono un ruolo importante nell'insorgere e nella progressione di malattie cardiovascolari e di altri disturbi. 
Secondo uno studio, pubblicato sulla rivista Journal of Occupational Health Psychology, le donne che sperimentano un esaurimento nervoso e gli uomini soggetti a depressione presentano un maggior livello di due noti biomarcatori dell'infiammazione, il fibrinogeno e la proteina C reattiva (CRP). Entrambi questi marcatori, in passato, sono stati associati al rischio di malattie cardiovascolari. Quindi stress genera stress,  e la persona in stato di stress deve imparare individualmente a prevenire le complicanze fisiologiche che derivano da questo stato psicologico.
 
STRESS, DUE METODI PER COMBATTERLO

Intervenire sullo stress è possibile ed attuare una prevenzione è estremamente utile se prendiamo in considerazione le sue conseguenze. Un nuovo studio condotto dall'Università La Sapienza di Roma insieme all'Associazione Italiana Contro lo Stress e l'Invecchiamento Cellulare (AISIC) ha raggiunto conclusioni sorprendenti: il 70% delle morti in Italia è causato da patologie legate allo stress, pari a circa 15 milioni di persone. Da qui nasce la necessità di avere un approccio globale al problema. Il singolo individuo deve saper valutare i cambiamenti fisiologici e intervenire in caso di stress prolungato per riportare in equilibrio il proprio stato psico-fisico. Le speranze per vincere lo stress da lavoro ci sono. Si va da tecniche di rilassamento mentale e muscolare fino a tecniche psicologiche individuali o di gruppo, passando per il ricupero delle buone abitudini, come una regolare attività fisica, il controllo dell'alimentazione e l'addio al fumo. E non bisogna dimenticare l'importanza di un miglior controllo del proprio tempo, che preveda anche di dedicare il giusto spazio al ricupero per il benessere psicofisico.
Gli interventi possono essere molteplici, tra questi il soggiorno in un contesto termale si pone come una valida alternativa per garantire possibilità di recupero, sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista fisiologico. La stazione termale infatti, caratterizzata da un ambiente pensato appositamente per il relax psichico e dalla presenza di esperti di medicina termale,  può infatti assumere il ruolo di presidio nel quale coesistono caratteri di rigore medico-scientifico legati alla efficacia della fango balneoterapia e momenti di recupero psicofisico, legati al contesto ambientale e climatico.  
Sì, la fangoterapia contro lo stress è una delle nuove tendenze "dolci" che nella pratica si rivela poi molto effiace.
Oltre ad essere un utile presidio terapeutico per la cura di malattie specifiche, come le patologie reumatiche, articolari, respiratorie e della pelle, nel tempo si sono accumulate evidenze relativamente alla capacità delle cure termali di agire sull'intero organismo, anche con un particolare effetto anti-stress. Il presupposto è che nella stazione termale siano presenti particolari condizioni ambientali in grado di intervenire sullo stato psicologico della persona stressata: poter godere di un intervento medico in un ambiente ricco di stimoli e nello stesso tempo improntato al relax, spesso influisce positivamente sull'aspetto motivazionale e sull'atteggiamento della persona con disagio psicologico. Ma non solo, nel campo più specifico della fangoterapia, alcuni studi condotti dal Centro studi Pietro d'Abano hanno evidenziato l'aumento protratto nel tempo,  dopo l'applicazione quotidiana di fango di Abano maturo,  dei livelli plasmatici di beta-endorfina, peptide oppiode endogeno, coinvolto nella reazione biologica allo stress e correlato con effetti analgesici e con un'azione euforizzante.

Gli studi hanno inoltre permesso di confermare l' esistenza di una relazione fra betaendorfina e modificazioni della pressione arteriosa. La fangoterapia con fango maturo di Abano, ha infatti dimostrato di indurre una considerevole vasodilatazione arteriorale, correlata ad una diminuzione della pressione arteriosa, soprattutto diastolica, un aumento della frequenza cardiaca e, contemporaneamente, un aumento dei livelli di betaendorfinemia, con significative modificazioni del tono del'umore in senso euforizzante.
L'ipotesi interpretativa più accreditata è quella di una mediazione operata dalle numerose e estremamente differenziate terminazioni sensitive della cute verso strutture periferiche e centrali. La semplice stimolazione fisica favorisce infatti la produzione di endorfine da cui derivano gli effetti morfinici sul dolore e sull'ansia e che parallelamente agiscono a livello  a livello dei suoi  equivalenti somatici. 
 

E c'è anche chi ha studiato il rapporto tra le buone azioni  e stress, deducendone che gli atti di generosità possono migliorare la salute.

Almeno questo è quanto ha concluso un gruppo di ricercatori del Mindlab dell'Università di Sussex in uno studio riportato dal quotidiano britannico Daily Mail.

Le persone che svolgono azioni caritatevoli o semplicemente gentili, come aiutare il vicino a fare giardinaggio, sono meno stressate e si sentono più positive.

Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno misurato il livello di  stress e altre emozioni in un gruppo di uomini e donne che per nove giorni hanno fatto opere buone.

Ebbene, l'effetto della generosità e dell'altruismo sono stati sorprendenti.

Le buone azioni infatti sono risultate un ottimo rimedio contro lo stress, notoriamente associato a una riduzione dell'attività del sistema immunitario, a un aumento della pressione sanguigna con conseguente rischio di infarto e ictus.

Per questo, secondo i ricercatori, "dovremmo cominciare tutti a fare del bene agli altri già da oggi".


Emilia Patruno
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