24/06/2010
Monsignor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta
Il matrimonio è un "sacramento sociale" ha detto nella sua relazione monsignor Giuseppe Anfossi, vescovo di Aosta ed ex presidente della Commissione Episcopale per la Famiglia. Secondo il prelato «ogni
dimensione del matrimonio va ad innestarsi nella vita sociale e diventa fattore
esso stesso di civiltà». Pertanto, ha ribadito mons. Anfossi, «occorre ribadire il fatto che socialmente la famiglia non può essere considerato irrilevante».
Sergio
Belardinelli, sociologo all'Università di Bologna, nella sua relazione non è stato troppo pessimista: qualche segnale di cambiamento secondo lui infatti si coglie a partire da un sano senso di tradizione, che non incontra più un'opposizione a priori del passato che indicherebbero «un primo mutamento di tendenza», secondo lo studioso.
Tonino Cantelmi
, noto psichiatra e scrittore, nella sua relazione dal titolo "Nativi digitali: le nuove sfide educative per la famiglia", ha parlato del web e del «suo impietoso fascino sulla mente umana tale da non lasciar scampo». Secondo Cantelmi «la rete delle reti è ora demonizzata e assimilata a un invicibile mostro divorante, ora invece esaltata e beatificata per le sue immense potenzialità», ma «rappresenta comunque la vera, straordinaria novità del 3° millennio perché presto gran parte dell'umanità sarà in Rete, evento che cambierà radicalmente l'uomo facendogli fare, forse, un decisivo "passaggio evolutivo" in quanto internet sulla sua mente produrrà cambiamenti che non potremo ignorare». «Internet», secondo lui, «è solo uno dei tanti cambiamenti indotti dalla rivoluzione digitale, la quale invece un "ambiente" da abitare, quasi una "estensione della mente umana", un mondo che si intreccia con il mondo reale e che determina vere e proprie ristrutturazioni cognitive, emotive e sociali dell'esperienza, capace di rideterminare la costruzione dell'identità e delle relazioni». Le risutanze a livello antropologico sarebbero un «narcisismo sostenuto dalla civiltà dell'immagine, il dominio delle emozioni,
la progressiva perdita dell'identità personale che rende difficile
l'assunzione di responsabilità definitive». L'unica soluzione per fuggire a un inevitabile riduzionismo umano per Cantelmi è allora quella di puntare decisamente sull'educazione.
Dossier a cura di Stefano Stimamiglio