La famiglia, vera risorsa della società

Il convegno della Cei a Senigallia ha offerto spunti per laici e religiosi. Il matrimonio come sacramento che costruisce la Chiesa e contribuisce al bene della comunità.

Monsignor Casile: "La casa di Nazareth come modello nella società di oggi".

24/06/2010
Monsignor Angelo Casile, Direttore dell'Ufficio Nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro.
Monsignor Angelo Casile, Direttore dell'Ufficio Nazionale della Cei per i problemi sociali e il lavoro.

Si è conclusa il 22 giugno scorso la Settimana estiva di formazione 2010 sul tema "Dal noi della famiglia al noi del bene comune" organizzata dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia e dall'Ufficio Nazionale per i problemi sociali e il lavoro della CEI con la collaborazione del Forum delle Associazioni Familiari, che proprio in quei giorni ha tenuto la sua Assemblea nazionale.

A Senigallia per 4 giorni si sono ritrovate circa 540 persone, tra cui 90 bambini: politici, sacerdoti, religiosi e religiose, famiglie. Fra questi molti direttori diocesani della pastorale sociale e familiare. Una buona partecipazione sia come numero, dunque, ma anche come coinvolgimento personale. Il Convegno, che si è inserito nel percorso di preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale che sarà celebrato nelle Marche l'anno venturo, ha avuto come obiettivo, come si legge nel comunicato ufficiale della Cei, quello di approfondire la dimensione teologica del matrimonio "come sacramento che costruisce la Chiesa e contribuisce al bene della società", di richiamare il ruolo sociale della famiglia sottolineando "che l'amore è un bene comune e che l'esperienza della famiglia è chiamata ad uscire dal privato per assumere la consapevolezza di essere una ricchezza sociale", di offrire un contributo alle famiglie per l'educazione dei figli "alla solidarietà e all'impegno sociale" e di "trovare strade adatte per costruire reti solidali, cioé associazioni, che diano peso politico alla famiglia per una società che riconosca la famiglia come soggetto sociale".

«Siamo molto felici dell'esito di questo incontro in primo luogo per la bella collaborazione che si è instaurata tra due uffici della Conferenza Episcopale, che auspichiamo sempre più anche a livello diocesano», ha dichiarato monsignor Angelo Casile, Direttore dell'Ufficio della Pastorale Sociale della Cei. «L'intuizione del nostro incontro viene dall'icona biblica della santa Casa di Nazareth, dove famiglia e lavoro cadenzavano con singolare armonia le giornate dei suoi abitanti. La contiguità tra "bottega e casa" nella famiglia di Gesù permetteva la naturale accoglienza di tutti quei valori che ci permettono di vivere appieno la nostra vita professionale e quella familiare in vista del bene comune: valori come la preghiera, il riconoscersi reciprocamente come fratelli, il silenzio, il riconoscere l'opera creatrice di Dio, la dedizione e la cura nei confronti dell'altro rendono, se inseriti nella città dell'uomo, la vita più bella perchè il bene di uno corrisponde al bene di tutti».

«Sono stati giornate intense, forse anche faticose, ma abbiamo goduto della bellezza di condividere approcci diversi per costruire insieme un progetto comune», conferma don Paolo Gentili, Direttore dell'Ufficio Famiglia della Cei, che prosegue: «Il cardinal Bagnasco nell'ultima prolusione all'Assemblea dei vescovi ha parlato esplicitamente di famiglia e lavoro, un motivo in più per noi per entrare con ancora più carica in queste tematiche che coinvolgono tutti. E non solo a livello nazionale ma anche e soprattutto a livello diocesano: il vero lavoro comincia adesso».

Il lavoro durante i 4 giorni è stato intenso: relazioni, meditazioni oranti sulla Parola, laboratori secondo gli argomenti del Convegno di Verona. Prosegue don Gentili: «Per ogni ambito approfondito a Verona, l'affettività, il lavoro e la festa, la fragilità, la tradizione e l'innovazione, la cittadinanza, abbiamo scelto un versetto biblico e un aspetto concreto della vita delle famiglie per approfondire come le famiglie oggi possono vivere nella società, essendone una sua risorsa, e permettere quell'ascolto tra le diverse generazioni che favoriscono una vita buona ben oltre i confini familiari per estendersi a  tutta la società. Occorre aprire nuovi orizzonti per la famiglia perché una società è impensabile senza famiglie stabili».

Famiglie, dunque, ma con sempre maggiore consapevolezza della propria identità. Per questo il convegno ha offerto un approfondimento teologico della famiglia ma non ha dimenticato la vita di ogni giorno, presa per sempre più famiglie nella morsa della crisi: per questo anche da questo pulpito è partita la richiesta esplicita ai politici di non dimenticare la famiglia.

Dossier a cura di Stefano Stimamiglio
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