14/03/2011
Parliamo di M., un ragazzino di origini russe, adottato
all’età di 2 anni e 4 mesi attraverso il circuito
dell’adozione internazionale. Frequenta la V elementare
e presenta difficoltà di apprendimento in ambito
scolastico: «Ha problemi nella lettura e scrittura».
Durante il primo incontro con i genitori emerge che
M. era stato sottoposto a varie valutazioni neuropsichiatriche.
All’età di 6 anni gli era stata attribuita una prima
diagnosi di deficit attentivo e iperattività, a 10 anni gli
avevano diagnosticato dislalia e disgrafia. L’adozione,
che i genitori ritengono un elemento «poco rilevante»
per le difficoltà scolastiche ma tanto doloroso da comunicarlo
solo alla fine, rappresenta da subito un indicatore
estremamente importante ai fini della valutazione psicologica1.
I genitori, sembrano trascurare l’effetto dell’adozione
nell’insorgenza delle difficoltà, prima attentive
e poi scolastiche di M., dichiarando un’estrema
preoccupazione relativa alla possibilità di un ritardo intellettivo.
Il ritardo da loro temuto verrebbe manifestato
da M. principalmente nell’incapacità di leggere correttamente,
di scrivere in modo comprensibile e di non
riuscire talvolta a capire ciò che gli spiegano e/o a non
ricordare ciò che loro gli dicono.
Dalila Esposito