18/05/2011
Tenendo conto di quanto
finora detto, non stupirà,
allora, scoprire che, secondo
Terenzi e Ribolzi,
il disagio giovanile, la dispersione
scolastica e il
successo formativo sono
strettamente legati alla
qualità delle relazioni familiari
e delle reti sociali
primarie, oltre che a fattori
di tipo individuale e al
clima vissuto a scuola.
Da tali risultati, dunque,
emerge con estrema
nitidezza il ruolo fondamentale
che la famiglia
(nelle figure della madre
e del padre) svolge ancora
oggi nello sviluppo dell’identità
personale del
bambino e, in seguito, dell’adolescente
e del giovane
adulto. Un soggetto in
formazione, infatti, ha assoluto
bisogno di rapportarsi
costantemente con figure
educative “adulte”,
presenti e affidabili; in altre
parole, necessita di essere
accudito, accolto, accompagnato
e amato in
tutte le tappe che segnano
la sua crescita. Solo in questo
modo, si sentirà riconosciuto
come individuo e
svilupperà un buon livello
di autostima, un ingrediente
fondamentale alla
riuscita scolastica, personale
e professionale.
Eppure, nonostante sia
stata ufficialmente dichiarata
come un’istituzione
in piena “crisi”, la famiglia
continua a svolgere un
compito fondamentale
nell’educazione delle nuove
generazioni. Non ci stiamo
riferendo a un superficiale
luogo comune, quanto
piuttosto a una serie di
dati emersi con decisione
nel decimo rapporto sulla
famiglia in Italia curato
dal Cisf: infatti, ben il
93% degli italiani considera
la famiglia ancora “molto
importante”, e circa il
92% dello stesso campione
nazionale afferma che
un bambino, per crescere
sano, felice ed equilibrato,
ha bisogno di una famiglia
composta da un padre e
una madre. Risultati, dunque,
che sembrano superare
ogni attesa e aprire un
varco di speranza inaudito.
Ma la triste “fotografia”
della famiglia attuale in
Italia segnala, purtroppo,
sempre meno matrimoni,
più separazioni e divorzi,
e bambini costretti a subire,
loro malgrado, le scelte
compiute dai genitori.
Lo “zoccolo duro”, però,
resta. Ci sono numerose
famiglie che credono
ancora saldamente nei valori
familiari, nella solidità
dei rapporti di coppia e
nella costruzione di un legame
affettuoso e significativo
con i figli. Da questo
nutrito gruppo non vogliamo
escludere nessuno.
Neanche, e forse soprattutto,
coloro (sia genitori sia
figli) che hanno subìto ferite
di una certa entità, causate
da una separazione,
da un divorzio, da un allontanamento,
da un lutto o
altro, ma che condividono
con le altre famiglie lo stesso
orizzonte valoriale.
Simone Bruno e Orsola Vetri