01/11/2012
Le società contemporanee, infatti, sembrano vivere
immerse nella paura e nell’insicurezza. Dall’immigrazione
al terrorismo internazionale, dalla paura
per le conseguenze disastrose del riscaldamento
globale al timore per il crollo del sistema economico-
finanziario mondiale, dalla perdita di identità
soggettiva e collettiva al rischio della disoccupazione,
tutto sembra congiurare per un drammatico aumento
della percezione di “insicurezza diffusa” e –
conseguentemente – dell’intolleranza. Anche in Italia
paiono imporsi atteggiamenti connotati da una
profonda negatività: sulla tolleranza e la fiducia sembrano
prevalere la paura e una rigida chiusura. Ma
la paura è un “moltiplicatore” dell’insicurezza, come
affermano da tempo ormai gli studiosi.
Nelle società contemporanee, questo sentimento
generalizzato di inquietudine e insicurezza sembra
essere molto diffuso, e – paradossalmente – in nazioni
come l’Italia, la Francia, gli Stati Uniti, la Germania,
dove, oggettivamente, la sicurezza è molto meglio
assicurata che in moltissimi altri
Paesi del mondo.
Viviamo, dunque,
in una sorta di paradosso: se i cittadini
hanno paura non è perché non sono
protetti, ma forse perché non si
“sentono più protetti”, a fronte di
cambiamenti troppo rapidi, a cui non
sono preparati. Il rischio che questa situazione
comporta è che si alimenti
una nuova forma di “intolleranza sociale”,
che porta a identificare un capro
espiatorio, come, per esempio,
gli stranieri immigrati, che talvolta sono
innegabilmente autori di atti criminosi,
ma non possono essere certamente
considerati i principali responsabili
dei problemi del nostro Paese.
In questo clima, il tema degli atteggiamenti
degli italiani nei confronti
degli immigrati acquista allora una
drammatica attualità. I dati che emergono
dalle indagini riportate nel presente
contributo hanno cercato di cogliere
vissuti e orientamenti della popolazione,
rivelando in particolar modo
le ansie e le preoccupazioni nei
confronti di un fenomeno che viene
percepito da molti italiani sempre più
come potenzialmente ingovernabile.
E quanto più tali sentimenti si diffonderanno,
tanto più sarà faticoso
mantenere quell’apertura e quella tolleranza
che per molti anni ha caratterizzato
il nostro Paese.
Giovanni Giulio Valtolina