25/10/2011
Il film più recente del regista inglese Mike Leigh,
Another year, presentato con successo al Festival
di Cannes nel 2010, si apre con una scena che si
svolge in un ambulatorio medico. Gerri, la protagonista,
è una psicologa in una struttura pubblica. Le
si presenta una paziente che ha la depressione e l’infelicità
scritte in faccia. Soffre d’insonnia e chiede
un farmaco per dormire. La psicologa si dice disposta
a prescriverglielo, ma allo stesso tempo le propone
di fare dei colloqui. Fanno parte del trattamento
e sono coperti dal servizio sanitario. La paziente è riluttante
e solo con grande difficoltà la psicologa riesce
a convincerla a presentarsi all’appuntamento.
L’incontro ha luogo, ma si conclude con un fallimento:
la signora non è disposta a sciogliere nessuno
dei nodi con cui è stretta all’angustia familiare e
personale che la psicologa – e noi spettatori con lei
– indovina dietro le occhiaie dell’insonnia: la paziente
si dice convinta che, se riuscirà ad avere un
sonno regolare per un mese, tutto sarà sistemato. Insiste
quindi nella richiesta delle pillole. Alla psicologa
non resta che una ritirata con discrezione.
Sandro Spinsanti