25/10/2011
Per quanto intenda differenziarsi
dall’approccio medico, anche questo
modello di educazione alla salute ne
conservava, tuttavia, un tratto caratteristico:
l’atteggiamento paternalistico.
Un’asimmetria radicale nel rapporto
tra educatore ed educando contraddistingue
la letteratura fondata
sull’igiene individuale diffusa nel
XIX secolo. Sia la letteratura di matrice
religiosa sia quella laica sono
espressioni di una borghesia che si
prende cura del proletariato, con intenti
di tutela. Si possono individuare
due filoni sinergici: quello che parte
dall’ordine sociale e religioso costituito
per incitare a condurre una vita sana
e moralmente integra e quello più
sensibile ai movimenti tendenti al progresso
sociale e politico. L’impegno
scientifico-sociale si tramuta con naturalezza
in un impegno scientifico-pedagogico;
l’educazione rimane tuttavia un’attività che scende dall’alto di
un sapere specialistico e di un atteggiamento
filantropico. Il paternalismo
che caratterizza l’educazione sanitaria
è duro a morire. Da una parte
non possiamo che criticare quei professionisti
che prendono la scorciatoia
della medicalizzazione a oltranza
di ogni forma di malessere, preferendo
fornire un farmaco piuttosto che il
farmaco fondamentale, che è la persona
stessa del terapeuta. È molto più
“economico” scrivere una ricetta che
dia accesso a una medicina, piuttosto
che dedicarsi all’ascolto e instaurare
una relazione continuativa nel tempo.
Riaffermato questo punto, dobbiamo
però aggiungere subito che questo
percorso verso la “Grande Salute”
non può essere condotto nei termini
del passato. Il rapporto di potere tra i
professionisti sanitari e malati deve
modificarsi nel senso di maggior empowerment
dei secondi. È in atto una
crescita culturale che tende a un rapporto
adulto con i professionisti. Questi
dovranno imparare a esercitare un
ascolto dei valori e delle preferenze
delle persone che non ci è stato trasmesso
dalla medicina del passato. E a
rispettare le scelte personali, anche
quando non sono quelle che il medico
farebbe per sé stesso.
Sandro Spinsanti