27/10/2011
Il mio discorso si conclude ribadendo
l’esigenza di non essere divorati
né dall’idolatria dei farmaci come soluzione
di ogni forma di disagio né da
quella, antitetica, di negare ai farmaci
ogni importanza nella cura dei disagi
che si fanno sempre più frequenti nel
mondo di oggi: ossessionato dalle conquiste
straordinarie delle tecnologie
che, con i fenomeni di dipendenza e
di isolamento autistico a cui danno
origine, contribuiscono a inaridire le
sorgenti emozionali della vita, e a
svuotare di senso i valori dell’interiorità
e della relazione, della condivisione
e della solidarietà con chi, in ogni
età della vita ma nell’adolescenza in
particolare, ha bisogno, stando male,
di attenzione, e di ascolto.
Inoltrandomi lungo i sentieri della
conoscenza, e dell’interpretazione,
delle strutture portanti, l’ansia e la depressione,
delle diverse forme di disagio
che si manifestano nell’adolescenza,
e nelle altre età della vita, mi sono
proposto di indicare le situazioni,
molto più frequenti e abituali, nelle
quali la somministrazione di farmaci
ansiolitici e antidepressivi non può se
non essere limitata ad alcune situazioni
di crisi, e le altre, meno frequenti e
insieme molto più complesse, nelle
quali la somministrazione dei farmaci
ha una adeguata significazione terapeutica.
Questo alla condizione che
la loro somministrazione sia accompagnata
da ascolto e da dialogo con chi
sta male, e sente il disperato bisogno
di essere compreso nella sua fatica di
vivere, e di essere aiutato a chiarire le
motivazioni psicologiche ed esistenziali
che, in modi diversi, concorrano
a creare malessere e disagio.
Eugenio Borgna