01/10/2012
Per diversi aspetti le
donne italiane, anche
molto anziane risultano
attive nella rete familiare,
centrali nei flussi di scambio
fra le generazioni, presenti
nelle attività di volontariato,
tratteggiando i
contorni di un’età anziana
più disponibile a fornire
piuttosto che a ricevere
aiuto; altre si trovano a
fronteggiare una scarsità
di offerte di cura quando
ne hanno bisogno.
Sono mediamente poco
scolarizzate, caratteristica
che non sarà prevalente in
coloro che saranno in
quelle classi di età fra
vent’anni; hanno aspettative
di vita maggiori ma anche
più anni di vita afflitti
da disabilità rispetto agli
uomini (5 anni con gravi
disabilità rispetto ai 2 degli
uomini). Presentano un
reddito molto più basso di
quello degli uomini; inoltre,
le abitazioni delle donne
anziane italiane sono
molto modeste e spesso
più insoddisfacenti di quelle
degli uomini anziani.
Perché, come scrivono
Sgritta e Deriu, in una indagine
su un campione
rappresentativo della popolazione
italiana, «non si
riesce a venire a capo delle
violenze rivolte alle persone
anziane?». Essenzialmente
perché si tratta di
aspetti legati alla vita quotidiana,
a situazioni ordinarie,
in famiglia e quindi
rientrano in quella sfera
del privato che solo la ricerca
delle donne ha saputo
svelare come non estraneo
alle regole sociali.
In Italia non disponiamo
ancora di un quadro
preciso del fenomeno della
violenza contro le persone
anziane e le donne nello
specifico: solo l’ultima
indagine Istat rompe la
consuetudine di legare rischiosità
a giovane età con
un’estensione del campione
a donne fino a 70 anni,
nell’indagine del 2006
(che andrebbe ulteriormente
ampliato). Tuttavia
vi sono diverse fonti indirette,
di natura istituzionale
e provenienti dal patrimonio
dell’associazionismo
femminile (centri anti
violenza e Casa delle
donne), che delineano il
fenomeno come diffuso e
in continua espansione
(condotte attive ma anche
omissive) in relazione a diverse
cause e variabili. Limitazioni,
maltrattamenti
e forme di esclusione nelle
condizioni di vita femminile
anziana trovano
molti silenzi e reticenze
nella rappresentazione sociale
e nelle culture professionali
ancora intrise di
stereotipi di genere, di
pregiudizi sulla vecchiaia
e, data la scarsità di risorse
pubbliche, di forti obbligazioni
familiari. In conclusione,
riportiamo le riflessioni
e le raccomandazioni
emerse dall’indagine realizzata
nel progetto che ha
molti elementi in comune
con i risultati emersi dalle
ricerche condotte negli altri
cinque Paesi europei
partner di progetto.
Attraverso la prospettiva
di genere si mette in evidenza
che la violenza nei
confronti delle donne avviene
per la semplice ragione
di essere donne. Nell’essere
considerate dai loro
aggressori con minimi o
nessun diritto alla libertà,
al rispetto e all’autonomia
decisionale. Pertanto le
donne anziane sono un
gruppo vulnerabile perché
hanno più difficoltà
nel difendersi, nel chiedere
aiuto, meno consapevoli
dei loro diritti e spesso
molto spaventate da progettare
una vita lontane da
chi le aggredisce frequentemente.
Sono anche poco
consapevoli di che cosa
sia la violenza, dal momento
che hanno spesso considerato
il maltrattamento
dei familiari come una modalità
relazionale, proprio
in quanto donne.
Ci sono tre importanti
trend che dovrebbero essere
considerati:
La violenza di genere
ha ricevuto adeguate attenzioni
solo recentemente,
sia sul piano teorico sia su
quello delle politiche pubbliche
volte a comprenderne
la diffusione e il significato
delle ripercussioni sociali,
economiche e di salute.
Mancano ancora sufficienti
informazioni per cogliere
le sofferenze personali
che procura e le misure
più adeguate a contrastare
la discriminazione
uomo-donna che causano
e spesso legittimano tale
violenza.
Il rischio che la recessione
economica e i tagli alle
politiche di Welfare aumentino
la pressione economica
sulle famiglie incrementando
il rischio della
vulnerabilità delle persone
anziane e con esso il rischio
di maltrattamento.
Le diseguaglianze sociali
possono aumentare le
discriminazioni di genere
anche tra le persone anziane
causando differenti tipi
di violenze.
Clara Bassanini e Pina Madami