Chi ha paura degli Invalsi?

All'esame di Stato di Terza media tra le prove scritte da qualche anno ci sono anche i test Invalsi. Croce e delizia di studenti, insegnanti e genitori. Presto anche alla maturità.

La preside Ugolini: «un aiuto per le scuole italiane»

17/06/2013
Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti, collabora con l'Invalsi.
Elena Ugolini, sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti, collabora con l'Invalsi.

Che cosa significano le prove Invalsi per la singola scuola, dal punto di vista di chi la dirige? Lo chiediamo a una preside (o, come di dice oggi, “dirigente scolastico”) un po’ speciale, Elena Ugolini, che è a capo dello storico Liceo Malpighi di Bologna e che è stata sottosegretario all’Istruzione nel governo Monti. Ha inoltre collaborato a lungo con lo stesso Invalsi, di cui nel 2008 è stata nominata membro all’interno del comitato di indirizzo.

- Preside Ugolini, che valore riveste per il singolo istituto il momento della somministrazione dei test Invalsi?

«Si tratta di un momento senz’altro importante in cui apriamo una finestra che può permetterci un utile confronto con il resto della scuola italiana. Ed è un’occasione non solo per il dirigente e per gli insegnanti, ma anche e soprattutto per gli studenti e per le loro famiglie».

- Nella sua scuola i docenti come hanno accolto questa novità? Ci sono state resistenze?

«Debbo dire quasi per nulla. Può essere capitato che all’inizio qualcuno si sia lamentato, ma quando si comprende appieno il significato di questo strumento, le resistenze cadono subito. Ho l’impressione che spesso questo genere di proteste nascano dalla scarsa conoscenza di ciò che si va a fare. Del resto anche su scala nazionale i dati ci dicono che nell’ultimo anno scolastico soltanto nell’1% delle classi in cui era prevista la somministrazione dei test Invalsi questi non sono stati fatti. Ciò significa che nella quasi totalità dei casi tutto si è svolto nella massima normalità. Ma si sa che a livello massmediatico fanno più notizia 10 che urlano, rispetto a 100 mila che fanno il proprio lavoro».

- Vogliamo dunque provare a spiegare qual è il senso di queste prove?

«I test Invalsi si fanno per aiutare le scuole italiane a comparare i livelli di apprendimento. Per questo sono test diversi dalle prove più specifiche che vengono organizzate al livello della singola classe. L’obiettivo non è certo quello di sostituire la valutazione più ampia, complessa e articolata che è di pertinenza dei singoli docenti e dei consigli di classe, ma di offrire una possibilità in più per migliorare la didattica, capendo quali sono i punti deboli su cui conviene intervenire. Essendo quello che ho detto il loro scopo, per forza di cose una certa "rigidità" è inevitabile. Questo per rispondere a una delle critiche più comuni».

Roberto Carnero

Orsola Vetri (a cura di)
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