03/05/2013
Crisi ma anche cambiamento: è questo il quadro complessivo delle adozioni internazionali disegnato dal Rapporto annuale pubblicato recentemente dalla Commissione Adozioni Internazionali (www.commissioneadozioni.it).
Il rapporto statistico rappresenta un prezioso strumento per comprendere non solo come sta andando l’adozione in Italia, ma anche chi sono oggi le famiglie accoglienti e i bambini che ne entrano a far parte.
Prima di tutto, la crisi: con 3.106 minori adottati nel 2012 da 2.469 famiglie, la curva delle accoglienze nel nostro paese si abbassa di oltre il 20%. E’ una percentuale pesante, ma si pone in un quadro di generale rallentamento delle adozioni nel mondo. Basta valutare il calo clamoroso dei Paesi occidentali maggiormente accoglienti: se negli anni 2004-2005 gli Stati Uniti accoglievano quasi 23mila bambini a scopo adottivo, nel 2012 si sono fermati a 9.668. Ancora più clamorosa la flessione della Francia, con 4.000 minori l’anno tra il 2004 e il 2005 fino ai 1.569 del 2012.
Quindi l’Italia rallenta, senza franare, ma è la stessa Cai a prefigurare un calo anche per gli anni prossimi, vista la diminuzione delle domande presentate ai tribunali per i minorenni dalle famiglie italiane per essere dichiarate idonee all’adozione internazionale. Gli stessi decreti d’idoneità, per quanto il dato relativo al 2012 sia ancora provvisorio, si sono letteralmente dimezzati negli ultimi sei anni (erano più di 6mila nel 2006, sono stati 3.023 nell’ultimo anno). «Il fenomeno», scrive la vicepresidente Cai Daniela Bacchetta, «trova verosimilmente la sua causa nella diffusa informazione e la consapevolezza rispetto alla crescente complessità dell’adozione internazionale, non meno che nella crisi economica».
L’adozione internazionale resta un percorso lungo: la Cai ha misurato l’attesa complessiva, dalla domanda di adozione in tribunale fino all’autorizzazione d’ingresso del bambino, trovando una media di 3,4 anni.
Il Paese di origine da cui è arrivato il maggior numero di minori è stato, come nel 2011, la Federazione Russa, con 749 minori autorizzati all’ingresso, pari al 24,1% del totale. Seguono la Colombia con 310 minori (10%), il Brasile con 304 minori (7,56%), l’Etiopia con 233 (7,5%), l’Ucraina con 225 (7,2%) e la Repubblica Popolare Cinese con 171 (3,6%).
L’età media dei piccoli è di quasi sei anni (dalla Bielorussia, Messico e Costa Rica sono arrivati i più grandi, dai 14 agli 8 anni mentre da Mali, Senegal e Corea i più piccini, di poco più di un anno).
Si adotta di meno ma si adotta con maggior consapevolezza: non si può
spiegare in altro modo il dato interessante legato al numero di coppie
che hanno adottato bimbi con bisogni speciali o particolari (ovvero con
una sfera di patologie/difficoltà più o meno superabili). Ben 429 coppie
su 3.106, pari al 13,8%, ha fatto questa scelta di accoglienza.
Per
quanto riguarda gli enti, quelli operativi nel 2013 sono stati 63, ma
solo 4 hanno assistito più di 100 coppie e solo 7 hanno condotto
all’ingresso in Italia di più di 100 minori. Tra chi assiste il maggior
numero di famiglie si trovano Cifa, AiBi, Ariete e Spai.
Che futuro
avrà l’adozione internazionale? E’ la stessa vicepresidente Bacchetta a
ricordare la storia italiana per mostrare la mutevolezza dello scenario
internazionale. Se nel Secondo Dopoguerra l’Italia era un bacino di
provenienza di bambini che venivano adottati all’estero - in particolare
negli Usa - e oggi rappresenta uno dei più importanti paesi di
accoglienza, lo stesso si può vedere oggi per tanti paesi emergenti che,
superate le difficoltà economiche o le fasi di instabilità sociale, ora
stanno radicalmente cambiando il proprio sistema di welfare e hanno
sempre meno bisogno dell’adozione internazionale.
All’interno di
queste fluttuazioni si aprono nuovi scenari. La Cai ricorda che nuove
collaborazioni si aprono e si rafforzano: cresce il numero delle
adozioni realizzate dalle famiglie italiane nella Repubblica Popolare
Cinese; la nuova normativa della Romania consente alle coppie rumene e
italo-rumene residenti in Italia di avviare procedure adottive nel loro
Paese d’origine; dopo la recente missione in Italia dei rappresentanti
dell’Autorità centrale di Haiti, si profila la possibilità di operare
anche in questo Paese.
Benedetta Verrini