14/05/2013
Contrariamente a quanto molti pensano, la violenza sulle donne non è un fenomeno esploso all’improvviso: c’è sempre stata, è solo che prima veniva occultata; oppure considerata l’esito di un momento di follia, e subito archiviata. Adesso, invece, finalmente se ne parla e si comincia a comprendere natura e portata del problema. Continua però a esserci molta confusione.
Per combattere la violenza sulle donne bisogna innanzitutto riconoscerla e saperla definire come espressione di una discriminazione, di un ordine sociale diseguale fondato su rapporti non paritari, in cui le donne sono considerate inferiori. Rispetto ad altri stati europei, quello che fa dell’Italia una delle realtà sociali più a rischio è proprio il fatto che la parità è stata raggiunta soltanto a parole. Questa parità teorica è deleteria, perché fa passare per acquisito qualcosa che è ancora ben lontano dall’essere stato raggiunto: basta guardare la suddivisione degli oneri familiari, la situazione delle donne nei luoghi di lavoro, l’uso che del corpo femminile viene fatto in tv e sui giornali.
Per sradicare la violenza bisogna intervenire su più fronti: da una parte, agendo sulle coscienze, insistendo sul rispetto, l’uguaglianza e le pari opportunità (in questo, genitori e insegnanti possono svolgere un ruolo decisivo); dall’altra, rendendo più tempestiva ed efficace l’azione dello stato: infatti, non sempre da una denuncia parte subito un’indagine che porta a risultati concreti in tempi brevi. Il sistema giudiziario dovrebbe dunque essere riorganizzato per garantire processi più rapidi, dando nel contempo una formazione ad hoc a magistratura e forze dell’ordine: questo sarà possibile solo se la questione della violenza sulle donne entrerà finalmente nell’agenda del nuovo governo.
Giulia Bongiorno
Orsola Vetri (a cura di)