Il nemico ti siede accanto

In una settimana ben cinque omicidi di donne da parte di ex partner. La violenza di chi non accetta i rifiuti e gli abbandoni è sempre diffusa. Ma si può e si deve affrontare.

Le donne delle istituzioni sono al lavoro

14/05/2013
Il dispositivo elettronico per gli stalker
Il dispositivo elettronico per gli stalker

    Il picco di femminicidi di inizio maggio (cinque donne uccise in una settimana) ha pungolato ministri e figure istituzionali a dire e fare qualcosa di concreto. Perché il pericolo maggiore di fronte alle tragedie che non finiscono, è di considerarle inevitabili. Così, per prima è intervenuta il ministro delle Pari opportunità Josefa Idem, con il proposito di istituire un Osservatorio nazionale sulla violenza contro le donne: anche i numeri, infatti, sono controversi su questo fenomeno, e invece uno dei primi passi per combatterlo è conoscerlo nei dettagli. Idem ha anche proposto la creazione di una task force interministeriale, iniziando dal suo dicastero in alleanza con Interni e Giustizia, e allargando poi l'impegno comune a Lavoro, Salute e Istruzione.

    Il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri, ha risposto in ventiquattro ore all'appello della collega di governo, ipotizzando l'introduzione di un braccialetto elettronico per gli stalker che siano stati sottoposti a provvedimenti interdittivi. Il dispositivo sarebbe un deterrente per tenerli lontani dalle vittime, visto che non pochi, tra i persecutori, continuano a tormentarle e minacciarle nonostante denunce e diffide. E' terribile sapere che il 47,2 per cento delle donne uccise nel 2012 avevano già denunciato il loro futuro assassino. Allo studio di Cancellieri e Alfano, ministro degli Interni, c'è inoltre la possibilità di modificare l'articolo 612 bis del codice penale, che punisce gli atti persecutori, prevedendo l'arresto d'ufficio e non a querela di parte come ora.

   

La presidente della Camera Laura Boldrini
La presidente della Camera Laura Boldrini

La presidente della Camera Laura Boldrini ha sostenuto che ormai è necessario «sollevare il tema della violenza alle donne al livello più alto, quello istituzionale», aggiungendo: «Dobbiamo chiederci se vogliamo dare battaglia - una battaglia culturale - alle aggressione alle donne a sfondo sessuale». Con un coraggio pubblico che è la costante della sua vita, Laura Boldrini ha anche parlato della valanga di e-mail aggressive, insultanti, minacciose che le sono state riversate addosso dopo la sua nomina. Espressioni purtroppo numerose di un sessismo sub-culturale che non ci si stancherà mai di condannare abbastanza.

  E' poi compito del Parlamento ratificare (perché finora non l'ha fatto), la Convenzione di Istanbul, il trattato internazionale del 2011 che definisce la violenza contro le donne una violazione dei diritti umani, e che assicura fondi e norme per prevenire la violenza, anche quella domestica. Perché l'insufficienza dei fondi è uno dei problemi maggiori per i centri anti-violenza in Italia, che sono 127 (e 61 di essi dispone di case rifugio per le vittime che, con o senza figli, debbono abbandonare la loro abitazione per salvarsi la vita). Ormai il 30 per cento dei centri rischia la chiusura per mancanza di mezzi.

Le leggi contro la violenza non mancano, ora i responsabili politici hanno dichiarato all'unisono la volontà di assicurarne un'applicazione migliore, per fermare una tragedia che non è inevitabile. L'importante è che passino dalle parole ai fatti. Presto però, prima di veder aumentare quella scia di sangue innocente.

Rosanna Biffi

Orsola Vetri (a cura di)
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