Zoom sulla coppia italiana

Presentato oggi a Milano il Rapporto Cisf 2011. I dati, secondo il curatore Pierpaolo Donati, parlano della fatica crescente degli italiani a creare una coppia "generativa".

Alcuni passi significativi del Rapporto Cisf (2)

21/03/2012
Foto Thinkstock
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Sempre meno matrimoni, sempre più diversi
«I matrimoni, dunque, sono cambiati sia in termini quantitativi che qualitativi. Dal punto di vista della dimensione, la tendenza alla riduzione delle nozze (tanto in assoluto quanto rapportata alla popolazione residente) è in atto dal 1972 e nell’ultimo biennio il calo è stato particolarmente accentuato (quasi 30 mila matrimoni in meno), interessando tutto il territorio nazionale. Tra gli aspetti più rilevanti si possono individuare la diminuzione delle prime nozze, l’aumento delle seconde e delle successive, la progressiva ascesa del numero di matrimoni misti, il crescente orientamento a favore del matrimonio civile e della convivenza, in particolare quella prematrimoniale, quand’anche tuttora generalmente marginale e con rilevanti differenze territoriali».
(G. Blangiardo, S. Rimoldi, p. 47)


Il divorzio, spazio esemplare della “coppia a sé stante”
«L’istituzionalizzazione del divorzio su scala mondiale è stata la modalità più significativa di riconoscere la legittimazione della coppia come realtà a parte, come un mero contratto a due su basi individuali, in assenza di altri soggetti e altri vincoli, ponendo solo delle condizioni a tutela dei figli, sempre come individui. Noi siamo ormai abituati a dare tutto questo per scontato. Ma si può riflettere sul fatto che il riconoscere la coppia come soggetto a sé stante che si forma e si cancella a prescindere da qualunque altra considerazione, soggetto o relazione in atto o potenziale, comporta una modificazione sostanziale del carattere relazionale della famiglia. Di fatto, storicamente, il divorzio si è inizialmente diffuso nelle classi sociali più elevate (borghesi) ed è poi filtrato a poco a poco verso il basso della scala sociale, fino ad arrivare agli strati più poveri. In questo modo anche le classi sociali meno abbienti sono state sottratte ai vincoli matrimoniali. Ma queste ultime hanno pagato il prezzo della perdita di quella rete di sostegno costituita intorno al matrimonio che per loro è stata, e tuttora è, più essenziale che per le classi sociali benestanti, le quali possono farne a meno. La coppia ha così avuto un grande impulso come modello di vita liberato da vincoli e costrizioni, salvo poi constatare che tale processo ha portato e porta con sé degli effetti negativi per le parti più deboli (com’è noto, comporta un generale impoverimento della donna e dei figli)».
(P. Donati, p. 26-27)

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Coppie tradizionali e coppia post-moderne: quali differenze
«In termini più analitici, i dati (..)  mostrano alcune linee di forza del cambiamento della vita di coppia che possiamo sintetizzare così:

  1. è vero che, in linea generale, i livelli di soddisfazione nella vita di coppia sono elevati in media per tutte le coppie; tuttavia, la soddisfazione diminuisce considerevolmente nel passaggio dalla coppia tradizionale a quella postmoderna;
  2. le variabili strutturali «dure», perché impossibili o difficili da cambiare (l’età degli intervistati, l’area geografica e la dimensione del Comune di residenza, il grado di istruzione, la professione, lo status socioeconomico), risultano non significative nel differenziare le coppie; questo risultato è a dir poco strabiliante, e sostanzialmente segnala che le coppie italiane sono in via di accentuata globalizzazione, cioè a dire vivono sempre più in un mondo di rappresentazioni collettive virtuali che risentono essenzialmente dei processi culturali che investono opinioni e orientamenti di valore dietro la potente influenza dei vecchi e nuovi mezzi di comunicazione di massa;
  3. la coppia tradizionale è più passionale, più impegnata nel legame, più romantica, più netta nell’accentuare la separazione fra la vita privata e quella pubblica, anche se ha più reti sociali primarie e più impegno civico delle altre;
  4. la coppia postmoderna, per contro, appare assai più incerta negli orientamenti, meno impegnata nel legame di coppia come tale, vede meno il valore e i benefici che la vita di coppia può apportare, è più privatizzata, ha reti sociali primarie molto deboli o assenti, è meno impegnata sul piano civico;
  5. in grande sintesi, ma con enormi implicazioni teoriche e pratiche, possiamo trarre la seguente considerazione di massima. La coppia tradizionale è più sensibile ai fattori esterni dovuti alla cultura locale, cioè alla integrazione nei mondi vitali che trasmettono il senso della famiglia e si basano su processi di socializzazione ispirati a consuetudini ed eredità del passato (famiglie di origine), dunque sono coppie che operano in buona misura sulla base dell’habitus. La coppia postmoderna, per contro, non ha più, oppure rifiuta intenzionalmente, le influenze di tutto ciò che affonda le radici nella cultura del passato, evita le costrizioni esterne trasmesse dal contesto locale, è più globalizzata, il che significa che è maggiormente sensibile ai fattori interni e soggettivi della relazione di coppia, mentre al contempo presenta una maggiore permeabilità all’influsso dei mass media che portano con sé opinioni e orientamenti di valore più liberali, permissivi, fino alla indifferenza verso la vita di coppia come bene in sé.
In breve, la coppia tradizionale sente e accetta i condizionamenti del mondo vitale che segnano le distinzioni fra i modi accettabili e non accettabili di fare famiglia. La coppia postmoderna, invece, rende più indifferente il suo mondo vitale, nel senso che, diventando più permissiva, rifiuta di fare distinzioni fra i modi di fare famiglia e accetta un pluralismo indifferenziato dei modi di fare coppia. Il fatto di aprirsi al mondo dei possibili dovrebbe condurre la coppia a possedere una riflessività più relazionale come coppia, ma non è così. Mentre la coppia tradizionale ha una riflessività che, pur essendo maggiormente dipendente dal contesto locale, ha una certa solidità e coerenza, la coppia postmoderna va incontro ad una riflessività fratturata o impedita».
(P. Donati, pp. 131, 133-134)

Stefano Stimamiglio
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