Foibe, quegli italiani dimenticati

La Giornata del ricordo che si celebra oggi è l'occasione per un dibattito non ideologico sulle vicende del "confine orientale", che riguardarono 350 mila esuli e produssero le foibe.

Il padre scomparso nelle "bocche urlanti"

10/02/2012
Ritrovamento dei resti di alcune vittime delle foibe nella Regione del Carso (foto Contrasto)
Ritrovamento dei resti di alcune vittime delle foibe nella Regione del Carso (foto Contrasto)

Qual è la “piccola guerra” che dà titolo La mia piccola guerra di Italo Gasperini (Armando Curcio) al libro? Quella condotta, alla fine della seconda guerra mondiale, dal giovanissimo Mario Silvestri in una indefinita località di mare della penisola istriana. Una personale lotta contro i partigiani comunisti jugoslavi, «invasori mascherati da liberatori (che) erano arrivati sbandierando parole come eguaglianza e libertà, ma avevano ben presto rivelato il loro vero volto di spietati e feroci assassini».

Lo spunto narrativo è che Mario, adulto, torni dopo mezzo secolo nei luoghi dell'infanzia, da cui era dovuto fuggire con i famigliari nel 1948, per trovare il luogo dov'era stato sepolto dopo la morte il padre, medico del paese e morto in carcere dopo un processo-farsa in stile staliniano. La famiglia di Mario fu parte di quei «350mila italiani dell'Istria e della Dalmazia che, vittime innocenti, hanno dovuto pagare per tutti la sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale». Il racconto perciò procede per salti temporali, tra il presente (la ricerca di Mario, che lo porta a rivedere i vecchi luoghi, ma anche gli amici e a rivangare antiche memorie) e il passato. Un periodo, quello appunto dell'immediato dopoguerra, segnato dal ricordo del fatto che «migliaia di esseri umani, che avevano come unica colpa il fatto di amare la loro patria, erano stati barbaramente trucidati e scaraventati ancora vivi in orribili e profonde voragini del terreno, tecnicamente chiamate foibe». Il passaggio all'adolescenza, per Mario, è traumatico, segnato dall'arresto del padre, una figura di grande dignità che prima di congedarsi dalla famiglia tenta di rassicurarla: «State tranquilli, tutto si sistemerà perché io non ho mai fatto nulla di cui mi debba rimproverare».

Il giovane Mario si trasforma così in una specie di eroe come i protagonisti dei romanzi d'avventura dei suoi tempi: nottetempo, rimette a posto il crocifisso che l'insegnante vorrebbe bandito dall'aula scolastica; rompe i vetri della casa del capo locale della polizia segreta; ruba ai magazzini lo zucchero che, scambiato al mercato nero, servirà a salvare la madre dalla tubercolosi. Addirittura, riuscirà a strappare dalle mani di un miliziano assettato di violenza la sua maestra, Olga. Ma la realtà è crudele, non è un romanzo di cappa e spada e i Silvestri non possono continuare a vivere in un mondo in cui «se di notte squillava il campanello di casa, lo sguardo di tutti esprimeva solo paura: paura di sparire nel nulla, come succedeva molto spesso. Quel suono preannunciava quasi sempre l'inizio di un lungo percorso che portava a una morte preceduta da atroci torture», spesso in una foiba, «uno squarcio nella terra di circa cinque metri per nove, che poteva far pensare a una mostruosa bocca urlante». Occorre quindi partire, trasferirsi in Italia, iniziare una vita da cui, un giorno, tornare indietro per ricordare e ritrovare.

Qualche altra indicazione bibliografica per approfondire alcuni aspetti della Giornata del ricordo. In Porzûz (il Mulino) lo storico Tommaso Piffer cerca di fare il punto sulle più recenti accquisizioni della storiografia sull'eccidio di 20 partigiani delle formazioni "Osoppo", che nel febbraio del 1945 si consumò ad opera di un commando di Gap comunisti: uno dei più gravi e sanguinosi scontri interni alla Resistenza italiana, oggetto di un infuocato dibattito politico. Il saggio diventa anche una riflessione sulle modalità con cui, fino ad oggi, si è analizzata questa pagina della nostra storia.

Massimiliano Contarin ha scelto invece la forma del romanzo per tornare ai giorni violenti seguiti all'8 settembre del 1943 in Istria e a Trieste. La storia di Alessandro e dell'amata Gaia, che un giorno svanisce nel nulla, diventa nei Cento veli (Dalai) una riflessione sul male, il senso di colpa e la responsabilità. Caterina Sansone e Alessandro Tota sono infine autori di una graphic novel sull'argomento: Palacinche. Storia di un'esule fiumana (Fandango).

Carlo Faricciotti

A cura di Paolo Perazzolo
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