Afghanistan, ancora sangue italiano

Francesco Saverio Positano aveva 29 anni. Con lui sono 79 i soldati stranieri morti a giugno, il mese più cruento dal 2001. Intanto va via il generale McChrystal.

McChrystal, soldato o rock star?

24/06/2010
Il generale Stanley McChrystal a bordo di un aereo militare.
Il generale Stanley McChrystal a bordo di un aereo militare.

La clamorosa intervista rilasciata dal generale Stanley McChrystal, comandante in capo delle truppe Usa in Afghanistan, al mensile americano Rolling Stone è stata variamente sintetizzata e commentata anche in Italia. Ma bisogna leggerla in originale per afferrare tutto l’impatto che può aver avuto sulla Casa Bianca (in buona sostanza dipinta come una congrega di incapaci), sul prestigio politico del presidente Obama (non si sa se più impreparato o più disinteressato riguardo all’Afghanistan) e sull’impegno economico e militare americano.

     Bisogna intanto ricordare una cosa. Per insediare McChrystal, Obama prese una decisione quasi inedita: destituì dal comando il generale David McKiernan, cosa che era successa solo un’altra volta, cinquant’anni prima, quando il presidente Harry Truman “licenziò” il generale MacArthur nel pieno della guerra di Corea. Come se non bastasse, per andare incontro ai desideri di McChrystal (allievo prediletto del generale David Petraeus, che per primo ha applicato in Iraq le teorie sull’antiterrorismo poi esportate in Afghanistan), Obama nel dicembre 2009 gli ha fornito altri 30 mila soldati da impiegare sul terreno. Non i 40 mila che McChrystal chiedeva, ma quasi.

     Dopo tutto questo (e dopo una serie di incontri-scontri che testimoniano di rapporti mai stati idilliaci), la derisoria intervista di McChrystal, che parla come una rock star parolacce comprese, ha giustamente avuto l’effetto di una bomba. Ed è in ogni caso un pessimo segnale. Difficile credere che un militare di carriera come lui, esperto nei trabocchetti della stampa e della politica, possa farsi ingannare da un giornale che ha fama (meritata) di non fare sconti a nessuno e che peraltro ha dato all'annuncio dell'intervista poco risalto su una copertina dedicata alla cantante pop Lady Gaga. Impossibile pensare che l’uomo che per anni ha comandato le “operazioni sporche” del Pentagono e che è stato in prima fila nella lotta al terrorismo in Iraq sia diventato di colpo sventato e chiacchierone.

     L’incidente McChrystal-Obama testimonia, inevitabilmente, di uno scollamento, forse persino di una sfiducia reciproca, tra i vertici politici e quelli militari degli Usa, almeno per quanto concerne l’Afghanistan. Mentre la campagna si fa sempre più sanguinosa e incerta, occorrerebbe esattamente il contrario. Almeno per due ragioni. La prima è che in Afghanistan, soprattutto dal punto di vista militare, se gli Usa starnutiscono anche tutti gli altri si prendono il raffreddore. La seconda è che a Kabul e dintorni si gioca una partita che è militare ma anche politica, e spesso è difficile decidere dove finisca un aspetto e dove cominci l’altro. Che non lo capisca nemmeno McChrystal autorizza i peggiori sospetti.

A cura di Alberto Chiara e Fulvio Scaglione
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