24/06/2010
Jann S. Wenner, fondatore e direttore di Rolling Stone.
Il direttore-fondatore-editore Jann S. Wenner lo scrisse già sul
primo numero della rivista, pubblicato a San Francisco nel novembre
del 1967: «Rolling Stone non si occupa solo di musica, ma dei fatti e
dei comportamenti di cui si occupa la musica». E in prima pagina
c'era sì John Lennon, ma con elmetto e divisa, impegnato nelle
riprese di un film.
Colpisce, ma non sorprende, insomma, che oggi la
creatura di Mr. Wenner (tuttora orgogliosamente al timone ) possa
costringere alle dimissioni un generale e fare arrabbiare un Presidente. Di politica, Rolling Stone si è sempre occupato, così come di guerra, dal Vietnam all'Afghanistan, e di tutto quanto si
muove nel vasto perimetro della società americana, e oggi globale.
Per Rolling Stone hanno scritto i nomi migliori di quella scuola che
gli americani chiamano new journalism, cronaca affrontata di petto, con i piedi ben piantati sul campo dell'attualità: Tom Wolfe, Hunter
S. Thompson, P.J. O'Rourke, autori che sono da tempo usciti
dall'ambito del giornalismo per entrare in quello della letteratura. Una delle sfide più impegnative e divertenti, nell'occuparsi della
versione italiana della rivista (onore che a me è toccato dal 2003 al
2006, a partire dal numero 2 di Rolling Stone Italia), è proprio
questo, essere all'altezza di una tradizione insieme colta e
popolare, irriverente e ambiziosa.
Ogni quattro anni, Rolling Stone immancabilmente mette in copertina il candidato democratico alla Casa
Bianca. Si dice che Mr. Wenner sia uno dei più influenti finanziatori
del Partito Democratico, ma questo evidentemente non condiziona più di
tanto i giornalisti che si occupano di politica: quando è stato
necessario, Matt Taibbi, la firma di punta negli ultimi anni per
quanto riguarda politica e affini, non ha lesinato critiche a un
presidente che certamente è vicino al cuore di Rolling Stone più di
ogni altro. E per scrivere il pezzo sul generale McChrystal, favorito
da una serie di coincidenze, Michael Hastings ha trascorso dieci
giorni con il militare e i suoi uomini, proprio come un tempo
avveniva con chi si occupava di John Lennon o Led Zeppelin: grande giornalismo, musicale o no.
Piero Negri (Vicedirettore GQ)
A cura di Alberto Chiara e Fulvio Scaglione