Liberalizzazioni, l'Italia che cambia

Dal decreto "Salva-Italia" agli interventi annunciati per il lavoro. Secondo il Governo Monti, in un mercato più libero e trasparente si potrebbe guadagnare un 2% di crescita l'anno.

Agganciare le tariffe del gas alla media europea

06/02/2012

Quotata in borsa per un valore di 12 miliardi di euro, con quasi 32mila chilometri di gasdotti in esercizio, Snam costituisce una realtà piuttosto solida che tra il 2001 e il 2010 ha distribuito agli azionisti 5,5 miliardi di euro, di cui 2,5 al principale, l’Eni. La rete gas è uno degli asset strategici più importanti per il nostro Paese e il decreto ne prevede lo scorporo, ovvero la separazione proprietaria tra Snam che ne è il gestore e l’Eni, che controlla direttamente oltre il 52% di quest’ultima ed è il principale operatore nel mercato italiano per la fornitura della preziosa risorsa. Lo scopo è quello di favorire l’ingresso di nuovi soggetti nel mercato del gas.

“Questo mercato è caratterizzato dalla compresenza di alcuni segmenti concorrenziali, come la vendita del gas, e da alcuni segmenti non concorrenziali, come la rete. I tubi in altre parole sono sempre gli stessi e ovviamente non vengono cambiati se si cambia fornitore” spiega Carlo Stagnaro, direttore ricerca e studi dell’Istituto Bruno Leoni. “Se però lo stesso soggetto è contemporaneamente proprietario-gestore dei tubi e il più importante fornitore di gas, questo determina immediatamente un conflitto d’interessi sia nella dimensione di vendita quotidiana, che è però facilmente controllabile, che nella politica di investimenti. Chi mi garantisce che la rete non venga pianificata in funzione dell’interesse del suo controllante, cioè di Eni, piuttosto che nell’interesse del consumatore?

Quello della separazione proprietaria è quindi un passo fondamentale per creare concorrenza nel mercato del gas e per porre le premesse di una riduzione dei prezzi. In questi casi il diavolo si nasconde però nei dettagli: il decreto fa l’unica cosa che poteva fare, cioè mette in moto un processo, ma per vedere i risultati bisognerà guardare cosa succede lungo la strada. A che condizioni e con che tempistica si realizzerà l’uscita di Eni da Snam Rete gas”. Per la separazione infatti si dovrà aspettare un nuovo decreto, che metta a punto i dettagli, e il Cresci-Italia prevede sei mesi di tempo per il decreto attuativo, e altri 24 mesi, cioè due anni, per rendere la separazione esecutiva. Com’è evidente la faccenda non è immediata.

“Questo però è inevitabile” prosegue Stagnaro “perché sono processi che richiedono i loro tempi e implicano forme di riorganizzazione societaria, non è possibile attuarli in termini immediati. Inoltre ci sono studi eseguiti da Banche d’affari e da Fondi d’investimento, alcuni dei quali anche azionisti di Eni, secondo i quali una riorganizzazione del gruppo potrebbe addirittura creare valore”. In realtà qualcos’altro, e di più immediato, il decreto lo fa: si tratta di agganciare le tariffe del gas alla media europea. In Italia l’energia costa in media il 30% in più e questo sovrapprezzo è uno svantaggio in termini di concorrenza per le nostre imprese rispetto a quelle estere. Per le famiglie italiane il kilowattora costa circa 70 centesimi, contro i 55-60 dell’Eurozona (media a 27). E in proposito non va dimenticato che il prezzo della bolletta scende negli altri Paesi perché l’energia viene prodotta con il nucleare e con il carbone e non solo con il gas.

Noi scontiamo anche un altro gap: il gas arriva con i tubi da Russia, Algeria e Libia, e mare del Nord. Difficile in questo modo risentire positivamente del calo dei prezzi se vengono scoperti nuovi giacimenti, come è stato di recente, con riduzioni fino al 30-40% sul mercato mondiale. Bisognerebbe avere la possibilità di ricevere la materia prima via nave, e quindi disporre di una rete efficiente di rigassificatori. C’è da dire che la separazione non dovrebbe riguarderebbe solo la rete di distribuzione, ma l’intera holding Snam, cioè anche le attività di stoccaggio e rigassificazione, holding di cui la rete di distribuzione costituisce l’80% del business.

In questo senso il Cresci-Italia, prevedendo l’arrivo di concorrenza nel mercato, può favorire nuovi investimenti in infrastrutture, e non solo l’acquisto di quantitativi di gas alle frontiere da distribuire poi attraverso la rete. Ci vorranno anni però e soprattutto sarà fondamentale l’individuazione di un’acquirente credibile, vista la funzione vitale che l’asset ricopre per la nostra industria e per il nostro Paese.

Alessandro Micci
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