11 marzo 2011, Fukushima l'anno dopo

A dodici mesi dal disastro nucleare di Fukushima, conseguente al terremoto del Giappone, molte domande attendono risposta. Centomila persone ancora senza adeguato sostegno.

Che cosa ci ha insegnato la tragedia

11/03/2012
Un monaco buddista giapponese prega per le vittime nella città di Yamada, devastata dallo tsunami (foto Ansa).
Un monaco buddista giapponese prega per le vittime nella città di Yamada, devastata dallo tsunami (foto Ansa).

Sui piani di emergenza e di evacuazione, sulle responsabilità e i risarcimenti, sugli organismi di controllo punta il dito Greenpeace International in un suo recente dossier, "Lessons from Fukushima". Ci sono, infatti, ancora molte domande che aspettano una risposta: come è possibile che, nonostante tutte le rassicurazioni sulla sicurezza dei reattori, sia potuto avvenire un incidente nucleare di tale gravità in uno dei Paesi industrialmente più avanzati al mondo? Perché i piani di emergenza e di evacuazione non hanno garantito la protezione delle persone da un'eccessiva esposizione alla ricaduta radioattiva e dalla contaminazione che ne è derivata?

Madri della Prefettura di Fukushima protestano davanti alla sede del ministero dell'Economia nel centro di Tokyo (foto Ansa).
Madri della Prefettura di Fukushima protestano davanti alla sede del ministero dell'Economia nel centro di Tokyo (foto Ansa).


E ancora: perché il governo del Giappone, a un anno di distanza, non riesce ancora a proteggere i suoi cittadini dalle radiazioni? Perché le oltre centomila persone che subirono la maggior parte dagli effetti dell'incidente nucleare ancora non ricevono un adeguato sostegno, finanziario e sociale, teso ad aiutarle a ricostruire le loro case, le loro vite e le loro comunità? Secondo Greenpeace, i rapporti sulla contaminazione elaborati immediatamente dopo il disastro non vennero mai mandati al Gabinetto del Primo ministro dove si prendevano le decisioni e migliaia di persone vennero evacuate in aree fortemente contaminate, a causa di un mancato coordinamento. In un ospedale e in una casa di riposo vicino alla centrale, morirono 45 dei 440 pazienti dopo che il personale abbandonò le strutture. In diversi ospedali della Prefettura di Fukushima venne interrotto il servizio dopo che centinaia di medici e infermiere si rifiutavano di lavorare per non essere esposti alle radiazioni.

Vengono misurate le radiazioni nei pressi della centrale di Fukushima (foto Ansa).
Vengono misurate le radiazioni nei pressi della centrale di Fukushima (foto Ansa).


D'altronde, si insegna, che in caso di incidente nucleare, bisogna chiudersi in casa, e i giapponesi rispettano le regole. Anche questo principio venne meno, perché è possibile solo per un tempo limitato e non per 10 giorni e tanto durò l'esposizione massiccia di radiazioni nell'area di Fukushima. Anche la situazione di post-emergenza si è rilevata piena di problemi. Le autorità giapponesi continuano a non riuscire a prevedere la portata della contaminazione del cibo e delle colture. Questo ha portato a scandali che hanno ulteriormente minato la fiducia del pubblico e causato inutili danni economici aggiuntivi agli agricoltori e ai pescatori.

Gabriele Salari
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