11 marzo 2011, Fukushima l'anno dopo

A dodici mesi dal disastro nucleare di Fukushima, conseguente al terremoto del Giappone, molte domande attendono risposta. Centomila persone ancora senza adeguato sostegno.

Rassicurare la popolazione: fallimento di una strategia

11/03/2012
Lavoratori nel centro operativo di emergenza a Fukushima (foto Ansa).
Lavoratori nel centro operativo di emergenza a Fukushima (foto Ansa).


In Giappone, i rischi di terremoti e tsunami erano ben conosciuti anni prima del disastro. L'industria e le autorità di regolamentazione rassicuravano la popolazione sulla sicurezza dei reattori in caso di calamità naturale. Lo hanno fatto per così tanto tempo che hanno iniziato a crederci loro stessi.

È sintomatico di quest’atteggiamento il fatto che, dopo l’incidente, molti politici giapponesi (e non solo) si preoccuparono di come ripristinare la fiducia dell'opinione pubblica nel nucleare e non di come tutelare efficacemente le persone dai rischi delle radiazioni. Katsunobu Onda, autore nel 2007 del libro “Tepco, l’impero oscuro”, spiega anche il perché: “Se il governo giapponese e la Tepco avessero ammesso che un terremoto poteva creare danni alla centrale questo, in un paese sismico come il Giappone, avrebbe lanciato sospetti sulla sicurezza di tutti i reattori”.

Gabriele Salari
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