Dossier - La Giustizia ingiusta

Errori, ritardi, milioni di processi arretrati, tribunali sotto organico. Ecco come la macchina della Giustizia produce ingiustizie.

Il caso Barillà

01/11/2011

La sua colpa: viaggiava con l'auto dietro quella di un vero boss. Imputato infatti in un processo a Milano per lo stesso episodio per cui è finito in carcere Barillà, è un pregiudicato milanese. Quello di Daniele Barillà è un caso clamoroso: s’è fatto sette anni in carcere per un “banale” scambio di persona. Un classico errore giudiziario.

     Era stato condannato dalla Corte d’Appello di Firenze a 15 anni di reclusione, confermati in Cassazione, con l’accusa di essere personaggio di spicco della malavita milanese, implicato in un grosso traffico internazionale di droga. Ci sono voluti sette anni per ottenere la revisione del processo e l’assoluzione dalla Corte d’Appello di Genova, durante i quali il malcapitato era rimasto sempre in carcere, con condanna definitiva.

    Barillà, titolare di un negozio di articoli elettrici nel milanese, era finito in carcere nell’ambito dell’operazione “Pantera”, condotta dai carabinieri del Ros di Genova nel febbraio 1992, in cui erano stati sequestrati 288 chili di cocaina. Il commerciante era stato arrestato mentre, alla guida di una Fiat Tipo rossa, viaggiava dietro la macchina di un boss milanese, che aveva a bordo 50 chili di cocaina che doveva essere trasportata a Nova Milanese. Barillà, in realtà, si era trovato casualmente sul tragitto, durante il pedinamento del trafficante, e guidava una vettura simile a quella di uno dei complici.

     Ebbene, il calvario giudiziario dell’imprenditore si è conlcuso 11 anni dopo, ma con una sentenza altrettanto clamorosa: gli è stato riconosciuto un risarcimento record di quattro milioni di euro, perché per la prima volta il giudice che ha deliberato sul processo di equa riparazione ha riconosciuto non solo i danni morali, biologici e patrimoniali, ma anche il cosiddetto “danno esistenziale”, ossia il peggioramento della qualità della vita dovuta alla reclusione e le conseguenze personali e familiari dovute all’errore giudiziario.

Luciano Scalettari
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