Dossier - La Giustizia ingiusta

Errori, ritardi, milioni di processi arretrati, tribunali sotto organico. Ecco come la macchina della Giustizia produce ingiustizie.

Il caso Morrone

01/11/2011

Condanna per duplice omicidio. Quindici anni di reclusione (su una condanna di 21) prima di vedere riconosciuta la propria innocenza. Anni di traversie giudiziarie prima di essere riabilitato dall’errore giudiziario. Quello di Domenico Morrone può essere considerato uno dei casi più emblematici della storia giudiziaria italiana.

     Condannato Morrone, che si era sempre professato innocente; condannati per falsa testimonianza la madre e due vicini di casa, che l’avevano difeso. Nessun giudice ha mai creduto loro, fino alla sentenza della Corte d'Appello di Lecce del 21 aprile 2006. Una vicenda incredibile. Per due volte la Cassazione aveva rinviato il processo alla Corte d’Appello perché Morrone aveva un alibi credibile, ma i giudici avevano ugualmente confermato la condanna. Quattro precedenti tentativi di revisione erano stati rigettati. L’uomo ha ottenuto finalmente la revisione del processo quando i suoi avvocati hanno trovato due pentiti che hanno rivelato la verità, indicando il responsabile del duplice omicidio: era stato commesso per vendicare lo scippo subito dalla madre dell’assassino la mattina stessa del delitto.

     «Il “caso-Morrone”», spiega l’avvocato Claudio De Filippi, dell’Associazione nazionale vittime di errori giudiziari, «è emblematico anche perché vi si trovano tutti i gravi problemi del pianeta giustizia: la lunghezza spropositata dei processi, la responsabilità dei magistrati, la disastrosa situazione delle carceri».

     Morrone ha subito sette gradi di giudizio, cinque revisioni, quindici anni di vita passati (in carcere) sotto l’infinita serie di procedimenti. «Quando i processi – civili, penali o amministrativi – durano più di quattro anni», continua De Filippi, «il cittadino può ricorrere contro il ministro competente (sia esso della Giustizia, della Difesa o dell'Economia) e chiedere il risarcimento. Qualora i cittadini italiani esperissero in massa tale rimedio, lo Stato sarebbe costretto dal debito pubblico giudiziario che ne deriverebbe, a riformare il pianeta giustizia».

     Il risarcimento di Morrone, quando il processo per equa riparazione arriverà a conclusione, potrebbe essere record: tra gli otto e i dodici milioni di euro. Anche in questo caso per danno esistenziale, biologico, morale e patrimoniale. L'errore giudiziario gli ha rovinato la vita: oltre ai 15 anni di prigione, ha perso il lavoro, la fidanzata l’ha lasciato, non ha potuto assistere la madre, malata, quando aveva bisogno di lui. Ha subito lo stigma sociale per essere indicato come omicida.

Luciano Scalettari
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