Dossier - La Giustizia ingiusta

Errori, ritardi, milioni di processi arretrati, tribunali sotto organico. Ecco come la macchina della Giustizia produce ingiustizie.

Quasi 6 milioni di processi arretrati

01/11/2011
L'ex ministro della Giustizia Angelo Alfano.
L'ex ministro della Giustizia Angelo Alfano.

Una sentenza che arriva dopo 15 o 20 anni si può ancora definire giustizia? E quando un "caso" viene sottoposto a cinque o sei gradi di giudizio, per via dei ricorsi e degli annullamenti della Cassazione, è ancora giustizia? E una causa civile che svolge un'udienza ogni due o tre anni e giunge a sentenza dopo 25 può ripagare la vittima del torto subito?

     Secondo la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu) no di sicuro, tant'è che l'Italia da anni è ai primi posti per numero di condanne a causa della durata eccessiva dei processi. Nel 2007 ne aveva 2.900 pendenti davanti all'organismo di giustizia europeo. «Negli ultimi cinque anni», aveva scritto l'Eurispes nell'ultima sua indagine sulla giustizia in Italia (del 2009), «è stato esponenziale l'incremento (800%) dei costi sostenuti dall'Erario (pari a 41,5 milioni di euro) per indennizzare i cittadini che hanno subìto cause senza fine». Sempre secondo l'Eurispes, negli ultimi 50 anni sarebbero 4 milioni gli italiani vittime di errori giudiziari e ingiuste detenzioni. Ma la possibilità di ottenere un risarcimento esiste solo dal 1992, quando è stata approvata la legge che lo disciplina (poi rivista nel 1999, con un aumento dei tetti di risarcimento).

     Uno studio pubblicato dalla Consulta europea dei diritti dell'uomo nel 2005 elenca, invece, le condanne subite dal nostro Paese per via dei processi infiniti: le prime 40 riguardano procedimenti giudiziari durati da un minimo di 20 a un massimo di 28 anni, dei quali 38 sono processi civili.

     Il quadro della situazione, o almeno il più recente, l'ha fornito nel febbraio scorso, l'allora ministro della Giustizia Alfano, che riporta i dati fino a giugno 2010, nella tradizionale Relazione sulla giustizia alla Camera dei Deputati. "Esattamente trent'anni fa", ha detto Alfano, "nel 1980, l'arretrato civile, già allora considerato grave, era pari a 1.394.826 procedimenti. Nel 1990 cresceva a 2.414.050, incrementato in media da circa 100 mila fascicoli in più ogni anno. Nel 2000 raggiungeva il traguardo di 4.896.281 procedimenti ed infine, il 31 dicembre 2009, si avvicinava alla soglia dei 6 milioni, segnando il record assoluto di 5.826.440 di arretrato pendente".

     "Ebbene", ha aggiunto ancora il ministro, "dopo lustri di inesorabile aumento della pendenza dell'arretrato, gli uffici della statistica del Ministero hanno registrato quest'anno un risultato clamoroso
e straordinario che, negli ultimi trent'anni, si è manifestato una sola volta, in modo analogamente marcato, e cioè il numero dei processi civili pendenti, nel giugno del 2010, è sceso del 4%, arrivando a 5.600.616 rispetto all'anno precedente, con una diminuzione pari a meno 223.824 procedimenti, cosa che finalmente marca una decisa inversione del trend negativo che vi ho appena ricordato."

     C'è da sperare che questo nuovo trend di diminuzione dell'arretrato continui. Resta però da ricordare un altro dato negativo: il numero di posti vacanti nei Tribunali e nelle Procure della Repubblica: "A fine 2010", ha detto ancora Alfano, "risultavano presenti in organico 9.036 magistrati togati, con una scopertura, come già detto, di 1.115 posti".

Luciano Scalettari
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