02/04/2012
Un altro punto caldo delle liberalizzazioni è quello del comparto dei carburanti, dei quali stiamo assistendo a una corsa folle al rialzo, tutta italiana. Al momento la situazione sembra essere l’esatto opposto di quella che si vorrebbe creare, con una corsa irrefrenabile che riguarda tutte le compagnie petrolifere. Dopo aver toccato una media di 1,80 euro al litro a fine febbraio per la verde il prezzo si accinge a raggiungere quota 1,90, con un rincaro di 43 centesimi nell’ultimo anno, così che la benzina raggiunge i livelli più alti dagli anni Sessanta, peggio che durante lo shock petrolifero innescato dalla guerra dello Yom Kippur del 1973. Il nostro Paese si dimostra così quello con il costo della benzina più alto in Europa, e senza un’evidente causa scatenante o eventi catastrofici in corso, tanto da suscitare i sospetti di speculazione delle società petrolifere da parte della Guardia di Finanza che ha aperto un’indagine su richiesta della Procura di Varese.
A parziale contromisura durante la gestazione parlamentare non vengono toccate le misure previste nel decreto in entrata come la possibilità di vendere anche altri generi, giornali e tabacchi ai distributori, e solo per i proprietari dell’impianto di approvvigionarsi per il 50% dell’erogato anche da un produttore diverso da quello del marchio esposto. Si rincara di poco la dose: rientra il distributore plurimarca per i gestori titolari della licenza di esercizio, insieme un po’ più ampio di quello dei soli proprietari dell’impianto, ma previo indennizzo alla compagnia per l’uso del marchio e per gli investimenti. Insomma dovrebbe esserci una spinta a rendere più efficiente la distribuzione e quindi alla lunga a ritoccare in giù i prezzi. Dovrebbe aumentare anche il numero dei benzinai no logo.
Alessandro Micci