Olgiata: la Giustizia servita fredda

Il domestico ha confessato. Vent'anni dopo svelato il caso del delitto dell'Olgiata. E grazie al Dna tornano in scena altri omicidi irrisolti.

Tanti misteri e piste false

01/04/2011
Pietro Mattei, marito della contessa Alberica Filo della Torre uccisa nella sua villa all'Olgiata il 10 luglio del 1991.
Pietro Mattei, marito della contessa Alberica Filo della Torre uccisa nella sua villa all'Olgiata il 10 luglio del 1991.

Dunque, sipario chiuso sul delitto dell'Olgiata? Chissà. Una cosa è certa: pochi delitti hanno offerto tanto materiale per giornalisti in vena di racconti, scrittori noir e giallisti come quello dell'Olgiata. Ombre, misteri e personaggi inquietanti si sono avvicendati sullo sfondo della patina di lusso tipica delle residenze di quel quartiere che nell'immaginario collettivo dell'epoca era sinonimo di alta società, privilegi, ricchezze da ostentare con discrezione.

Un delitto dove gli abbagli degli investigatori hanno imboccato molte strade, risolvendosi puntualmente con un nulla di fatto: dagli intrighi del Sisde ai conti cifrati dei coniugi Mattei nelle banche svizzere fino alla vendetta giudiziaria dell'ex amante del marito della contessa, Emilia Parisi Halfon, che nel pieno della tempesta di Mani Pulite si presentò dal pm Tonino Di Pietro con il vestito blu indossato quel giorno dal marito di Alberica, il costruttore Pietro Mattei. Questo è l'abito che indossava quando uccise la moglie, disse, poi si è cambiato perché era macchiato di sangue.

D'altra parte, sulla “crime scene”, come direbbe oggi qualche detective di C.S.I., sono passati in molti: a cominciare da Michele Finocchi, un agente del Sisde, e Paolo Badoglio, nipote del celebre colonnello e amico di famiglia. Anche se l'attenzione di chi indaga non è stata mai distolta dal domestico filippino, indagato quasi subito, e Roberto Jacono, figlio dell'insegnante d'inglese dei figli della contessa e del marito, il costruttore Pietro Mattei. A sparigliare le carte, vent'anni dopo, una traccia di sangue «identificata» tramite l'esame del dna tra le 51 campionate dagli uomini del Ris sul lenzuolo. Quasi un coup de théâtre a scoppio ritardato. Quello decisivo, si spera.

Antonio Sanfrancesco
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