02/03/2011
Islamabad, 20 novembre 2010: Shahbaz Bhatti, prima a destra, incontra il marito e due dei cinque figli di Asia Bibi, la donna cristiana condannta a morte per blasfemia.
Era un autentico uomo di dialogo. Shahbaz Bhatti, cattolico, ministro
del Governo federale pachistano per le Minoranza religiose, è stato
ucciso il 2 marzo a Islamabad da un commando armato mentre, senza scorta, stava recandosi ad una riunione
dell'esecutivo. L'ultima persona con cui ha parlato al telefono, un
quarto d'ora prima del tragico attentato, è stato un membro della
Comunità di Sant'Egidio.
Il suo assassinio è stato rivendicato dai talebani pachistani. Per
telefono un loro portavoce, Ihsanullah Ihsan, ha spiegato che
«l'uccisione è un messaggio per tutti coloro che sono contro le leggi
sulla blasfemia in vigore in Pakistan». Shahbaz Bhatti si era invece
fortemente battuto in difesa di Asia Bibi, la donna cristiana, mamma di
5 figli, condannata a morte perché accusata di per aver offeso il
profeta Maometto, e aveva manifestato la necessità di una riforma della
Legge sulla blasfemia. Un mese fa aveva
inoltre rivelato di essere stato ripetutamente minacciato di morte.
Purtroppo non è il primo omicidio politico che si registra in Pakistan nel 2011. Il 4 gennaio, infatti, Salman Taseer, il Governatore del Punjab, era stato ucciso da una sua guardia del corpo, consegnatasi poi alla polizia. Anche Salmaan Taseer, esponente di spicco del Partito popolare pachistano (Ppp), aveva assicurato il suo supporto a Asia Bibi e aveva criticato apertamente la legge sulla blasfemia definendola una ''kala kanoon'' (in urdu ''legge nera'')'', ovvero una
legge negativa in quanto si presta alle più diverse strumentalizzazioni.
Il presidente pachistano Asif Ali Zardari e il premier Syed Yusuf
Raza Gilani hanno condannato con decisione l'assassinio del ministro
cattolico, assicurando che «simili atti non faranno arretrare il governo nella sua lotta al terrorismo e all'estremismo». Lo
ha riferito l'agenzia di stampa statale App. Zardari ha appreso la
notizia a Karachi, nel Sudovest del Pakistan: s'è mantenuto
costantemente informato sull'andamento delle indagini, stigmatizzando quello che ha definito un «crimine efferato».
Da parte sua Gilani, fra i primi a raggiungere l'ospedale Al-Shifa di
Islamabad dove il ministro cristiano è deceduto, ha chiesto che sulla
vicenda venga realizzata «una approfondita» indagine, Il premier doveva
presiedere in mattinata un consiglio dei ministri a cui, appunto, Bhatti
stava recandosi quando è stato attaccato.
Nato il 9 settembre del 1968, in una famiglia cattolica profondamente impegnata per
la giustizia, Shahbaz Bhatti diceva del suo lavoro: «Voglio solo un posto
ai piedi del Signore. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie
azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo». Dal
punto di vista politico, Bhatti apparteneva al Partito popolare
pachistano (Ppp), ed era da anni uno strenuo difensore delle libertà
religiose, in particolare di quelle dei cristiani come Asia Bibi. Lo
scorso mese era stato riconfermato alla guida del dicastero delle
Minoranze religiose, nonostante l'opposizione dei gruppi religiosi
islamici, che avevano emesso una «fatwa» contro di lui. Era l'unico
cristiano nel nuovo governo guidato dal premier Yusuf Said Raza Gilani.
La sua battaglia a fianco delle minoranze religiose era iniziata nel
1985, quando fondò un movimento chiamato All Pakistan minorities
alliance (Apma), che raccoglie gruppi e associazioni di difesa delle
libertà religiose. Proprio per questo suo attivismo, era nel mirino
dei fondamentalisti, che lo avevano già minacciato tre anni fa, quando
si era schierato a favore delle vittime dei «pogrom» anti-cristiani
avvenuti a Gojra, una cittadina della provincia meridionale del Punjab.
Dopo l'uccisione il 4 gennaio del governatore del Punjab, il liberale
Salman Taseer (che aveva chiesto la grazia per Asia Bibi e l'abolizione
della legge anti-blasfemia), Bhatti aveva confidato a un'amica di essere
sulla «lista nera» dei gruppi estremisti.
Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha stigmatizzato
questo «barbaro attentato», che è «un atto di violenza intollerabile
contro una persona che si era distinta per la sua visione ed impegno a
costruire una società basata sul dialogo e la tolleranza».
a cura di Alberto Bobbio e Alberto Chiara