18/07/2011
Una cartina tratta dalla rivista di geopolitica "Limes" per capire la situazione in Somalia e nel Corno d'Africa..
Si fa presto
a dire fame
La più grave emergenza umanitaria degli ultimi 60 anni, secondo le Nazioni Unite. «Una situazione scioccante», l’ha definita Antonio Guterres, Alto Commissario per i rifugiati dell’Onu. Si parla ormai di catastrofe umanitaria per la siccità e la carestia che stanno affliggendo il Corno d’Africa. La causa? La scarsità delle precipitazioni degli ultimi due anni, ma anche l’innalzamento del prezzo di cibo e acqua e la ripresa dei combattimenti in Somalia.
In questi giorni si moltiplicano gli appelli delle agenzie umanitarie dell’Onu e delle Ong presenti nel Paese. All’Angelus di domenica 17 luglio è intervenuto anche papa Benedetto XVI, sollecitando «la mobilitazione internazionale per inviare tempestivamente soccorsi» in Somalia e negli altri Paesi del Corno d’Africa, «a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini. Non manchi a queste popolazioni sofferenti», ha aggiunto il Papa, «la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà».
Secondo i dati Onu l’emergenza umanitaria coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia (un terzo della popolazione), 3,2 in Etiopia, 117 mila a Gibuti, e anche parte della popolazione in Eritrea. A soffrirne sono soprattutto i bambini: in Somalia uno su tre è denutrito. In cifre assolute si stima che 500 mila bambini siano in stato di malnutrizione.
«La situazione in Somalia è disastrosa» ha detto monsignor Giorgio Bertin, presidente di Caritas Somalia, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti. «Nel Sud del Paese», ha aggiunto il vescovo, «gli effetti della siccità si sommano a 20 anni di vuoto politico e conflitti. Se vogliamo evitare la catastrofe occorre agire velocemente e con grande attenzione».
Gli effetti della crisi si vedono soprattutto nei due principali campi che stanno accogliendo gli sfollati: Dadaab, in territorio kenyano, ormai il più vasto del mondo, con 380 mila persone; e Dolo Odo, nell’Etiopia meridionale, che ha già superato le 70 mila presenze. Oltre 1.700 persone ogni giorno continuano a fluire verso i campi, che già ora sono ben oltre la capienza possibile.
Luciano Scalettari
a cura di Pino Pignatta