Una domenica per salvare l'Africa

La Cei ha indetto per domani una colletta destinata a sostenere gli interventi della Caritas nel Corno d'Africa colpito dalla carestia. La situazione umanitaria e i possibili sviluppi.

La fame non è l'unico problema

17/09/2011
Donne somale nel campo profughi di Dadaab in Kenya.
Donne somale nel campo profughi di Dadaab in Kenya.

Il WFP, l’agenzia delle Nazioni Unite per la sicurezza alimentare, ha dichiarato lo stato di emergenza, elevando la crisi al massimo livello d’azione. La siccità ha già causato la morte di decine di migliaia di persone. Metà delle vittime sono sotto i cinque anni d’età e vi è forte preoccupazione tra le organizzazioni umanitarie per la sorte di 720 mila bambini, che rischiano di non superare il tempo della carestia.

     I dati sono crudi: almeno il 20% delle famiglie di tutte le zone interessate deve far fronte a grave carenza di cibo; inoltre, la malnutrizione acuta investe oltre il 30% delle persone, con due morti al giorno ogni 10.000 individui. Secondo la Fao, l’agenzia Onu che si occupa di sviluppo agricolo nei Paesi poveri, la crisi alimentare nel Corno d’Africa è tutt’altro che sotto controllo: dato che la stagione delle piogge è ancora lontana il dramma è destinato ad acutizzarsi ulteriormente. Del resto, la previsione è che lo stato d’emergenza continuerà anche oltre il ritorno delle piogge, anche perché molti contadini hanno abbandonato i villaggi in cerca di salvezza. Nei prossimi mesi gli attuali 13,3 milioni di persone coinvolte nella carestia saliranno con ogni probabilità a 16-16,5.

     La fame non è l’unico problema. Sono elevati anche i rischi di epidemie, specie nei campi profughi come quello di Dadaab a nord‐est del Kenya, dove ci sono ormai più di 450 mila persone. Il tasso di malnutrizione dei bimbi somali arrivati in Etiopia e Kenya è aumentato al 47%, il doppio rispetto a gennaio 2011. D’altro canto, in alcune zone del Kenya e dell’Etiopia, fra le popolazioni locali, il tasso di malnutrizione acuta oscilla tra il 33% e il 37%, superiore a quello dei rifugiati somali che arrivano nel campo di Dadaab.

     Una simile carestia, secondo gli esperti, non si verificava da almeno 60 anni, anche se queste regioni sono soggette a periodi di siccità, più frequenti negli ultimi anni (i più recenti nel 2005, 2006, 2008). Il Corno d’Africa, infatti, è una delle regioni al mondo a maggiore insicurezza alimentare (più del 40% della popolazione soffre di scarsità di cibo). La Somalia, poi, com’è noto, è impoverita da un’economia paralizzata dalla ventennale guerra civile, iniziata nel lontano 1991, alla caduta del dittatore Siad Barre.

Luciano Scalettari

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