05/11/2012
Preti copti che partecipano alla cerimonia per l'elezione del nuovo patriarca (Ansa).
Scontri
interconfessionali, attentati, discriminazioni. E' una lenta ma inesorabile
escalation quella che sta colpendo i cristiani d'Egitto, negli ultimi mesi. E
dire che, durante i 18 giorni della rivoluzione anti-Mubarak, all'inizio del 2011,
il mondo aveva apprezzato le immagini ecumeniche provenienti da piazza Tahrir:
croce e mezzaluna insieme, il Vangelo accanto al Corano. L'iniziale connubio
rivoluzionario tra cristiani e musulmani è andato sgretolandosi giorno dopo
giorno, nel caos di un Paese in transizione. Gli scontri si moltiplicano. I
pretesti sono futili. Già nel maggio del 2011, il doppio assalto alle
chiese di Saint Mena e della Holy Virgin, al Cairo, era costato la vita a 12
cristiani. Alla base dell'agguato un matrimonio misto.
La
scorsa estate la località di Dahshur, a sud del Cairo, è stata teatro di una
piccola guerra civile tra islamici e copti, con tanto di abitazioni date alle
fiamme. Il motivo? Una camicia bruciata, un errore di stiratura nella
lavanderia di un cristiano ortodosso, ai danni di un cliente musulmano. «Ho
paura. Sprango la porta di casa. Non mi fido più a far uscire i miei figli da
soli di sera», dice Maged Samir, un cristiano residente nel quartiere di Giza,
che assieme a quello di Shubra è tra i più popolati dalla comunità copta della capitale egiziana. A pesare come un macigno sui cristiani è stata la decisione
di votare in massa per il feldmaresciallo Ahmed Shafiq (uomo organico al regime
di Mubarak), alle scorse elezioni presidenziali. Una scelta che ha reso i copti
ago della bilancia al primo turno elettorale, favorendo Shafiq ai danni del
nasseriano Hamdin Sabahi, collettore delle speranze della sinistra.
«Non potevamo
votare per Morsi, un presidente islamico», dice Maged, «ma la scelta di un
contro-rivoluzionario come Shafiq ci ha allontanato anche dai liberali e dai
democratici. La sinistra ora ci addita come traditori. Siamo all'angolo».
Ben due cristiani
avevano tentato la candidatura: l'avvocato Mandou Ramzi e Nabil Bebuia. Per
entrambi il verdetto è stato lo stesso: troppo poche le firme presentate al
vaglio della Commissione elettorale. Dal canto suo il neo-presidente Mohamed
Morsi ha più volte manifestato la propria apertura nei confronti della
minoranza cristiana, annunciando la nomina di un vice-presidente copto. Il 18
novembre ci sarà anche lui, nella Cattedrale di Abasseya, per salutare
l'insediamento di Tawadros II.
Gilberto Mastromatteo