Libia, il colonnello nel suo labirinto

La rivolta ormai si è estesa fino alla capitale. Il crollo del dittatore libico apre scenari inquietanti.

21/02/2011
Un'immagine delle manifestazioni di Bengasi.
Un'immagine delle manifestazioni di Bengasi.

Dopo il tunisino  Ben Ali e l'egiziano Mubarak sembra essere Muhammar Gheddafi la prossima vittima dell'ondata di protesta che scuote il mondo arabo. La rivolta del popolo libico, che fino a due giorni fa  era confinata nella zona orientale della Cirenaica (tradizionalmente ribelle al Colonello), ormai si è estesa fino alla capitale. A Tripoli si spara. Sono stati stati incendiati il palazzo del Governo e la sede della televisione pubblica.  Si segnalano assalti alle caserme. Si è anche sparsa la voce di una possibile fuga di Gheddafi, che  potrebbe  essersi rifugiato in Venezuela.

Ma diventa difficile raccontare con precisione quanto sta avvendo in Libia. Il paese resta chiuso ai giornalisti stranieri e internet è stato oscurato. Domenica sera Saif al Ismal Gheddafi, uno dei figli del Colonnello al potere da 41 anni, ha rivolto alla nazione un discorso drammatico e confuso. Ha messo in guardia i libici dal rischio di un guerra civile sanguinosa e di un nuovo colonialismo, aggiungendo che la Libia in queste ore è vittima di un complotto. La rivolta del popolo libico è partita dalla Cirenaica, in particolare dalle città di Bengasi e Baida. Qui le manifestazioni per la libertà e la democrazia (che hanno coinvolto gruppi di professionisti, come gli avvocati) sono state represse dal regime con straordinaria violenza. Le forze di sicurezza hanno sparato ad altezza d'uomo sui manifestanti, sono entrati in azione cecchini, tiratori scelti dagli elicotteri e gruppi di spietati mercenari reclutati nei paesi confinanti.

Si è sparato anche contro i cortei funebri che accompagnavano al cimitero le vittime degli scontri. I morti sono stati centinaia. Ma nonostante la feroce repressione, in Cirenaica il regime è stato travolto dalla protesta. “Le autorità hanno perso il controllo della situazione”, conferma da Tripoli il vescovo cattolico Giovanni Martinelli. Il crollo del regime di Gheddafi e una situazione di guerra civile in Libia aprono prospettive inquietanti. Per almeno tre motivi. Primo: non si esclude che dal caos possano emergere  e rafforzarsi gruppi legati al fondamentalismo islamico. Secondo: potrebbereo essere a rischio o addirittura interrompersi le forniture di petrolio e gas assicurate dalla Libia (dalle quali l'Italia dipende in modo massiccio). Terzo: nel caos rischiano di saltare gli accordi con i quali i libici si sono impegnati a monitorare le coste per impedire le partenze verso l'Europa  di migliaia di africani provenienti dalla zona sub-sahariana.    

Roberto Zichittella
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Postato da giogo il 22/02/2011 17:04

Ho rivisto il baciamano di Berlu.....(tra colleghi?) da voltastomaco, SFIDO i sostenitori di tale misantropo a visionare il suddetto filmato e ad usare un pò di cervello e provare un tantino di VERGOGNA!! Bravo RT57 condivido pienamente saluti

Postato da mariafra il 22/02/2011 14:04

cosa prova un cittadino comune come me di fronte a questi fatti? prima di tutto angoscia e pena infinita per queste popolazioni, poi una grande vergogna come italiana per la posizione del nostro governo che dopo aver puntellato il regime, chiede ora all'UE di non interferire con gli affari interni libici, desiderio e voglia di conoscere oltre le censue e di capire cosa sta succedendo, indignazione contro una politica che sacrifica il bene comune fino a non preoccuparsi della vita stessa della gente per salvaguardare interesdsi personali, stimolo a impegnarmi ancora di più nel sociale e nella Politica con l P maiuscola! Grazie per il servizio di informazione libera e per gli spunti di riflessione che ci offrite e buon lavoro!!
Mariafra

Postato da RT57 il 21/02/2011 19:55

Ecco dunque che dopo Mubarak anche Gheddafi sta per essere rimosso dalle rivolte della popolazione. Probabilmente a breve Berlusconi si trova senza riferimenti politici-culturali. Se aspettava qualche mese non avrebbe docuto preoccuparsi di evitare uno scontro diplomatici con l'egitto poichè la nipote importante sarebbe diventata la nipote di un uomo qualunque. Ma con la fine di Gheddafi viene a mancare uno dei pilastri importanti della politica estera personale del premier. Dopo averlo ricevuto con grandissimi onori, dopo aver baciato la sua mano, dopo aver appreso il Bunga Bunga, si ritrovana orfano di un altro amico dell'altra sponda del mediterraneo. Sarà dunque un fiasco totale per avere sbagliato amici, perdenti nel brevissimo periodo. Molto italiani che si sono sentiti umiliati da certe amicizie interessate sono molto felici di questi grandi cambiamenti e festeggeranno nel vedere annullato il mega rimborso per danni di guerra. Molti affari salteranno e le cricche dovranno rinunciare ad affari già siglati. Dopo Gheddafi resta solo l'Italia con il suo tiranno ma può sempre accadere che anche da noi le folli si agitino per mandare a casa il sultano di Arcore e sarà il nuovo 25 aprile italiano ! Evviva !

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